Esportare all’estero il know how italiano nella gestione del patrimonio culturale e valorizzare le risorse diffuse a livello locale. Sono due gli accordi strategici firmati dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali per rafforzare la propria azione a favore del sistema dei beni culturali italiani. Il primo, siglato ieri tra Carla Di Francesco, commissario straordinario della Fondazione, e Webber Ndoro, direttore generale dell’Iccrom, l’organizzazione intergovernativa creata dall’Unesco nel 1956 per la conservazione dei beni materiali e immateriali, punta a dare maggiore efficacia alle politiche culturali internazionali e a sostenere il ruolo dell’Italia nel settore della gestione del patrimonio.

Il secondo, sottoscritto questo lunedì 14 ottobre presso la sede dell’Anci, l’associazione che riunisce oltre 8 mila comuni italiani, si propone di supportare gli enti locali, non sempre adeguatamente dotati di mezzi e competenze specifiche, nella valorizzazione dei siti culturali “periferici” (come ad esempio aree archeologiche, musei civici, biblioteche comunali) che sono chiamati a gestire direttamente.

Il ruolo del manager culturale

“I manager dei beni culturali devono sapersi muovere sempre più tra diversi contesti ed essere in grado di dialogare con soggetti eterogenei, pubblici o privati, locali o internazionali” dice Carla Di Francesco, già direttrice della Fondazione e nominata commissario straordinario lo scorso 9 ottobre dal ministro Dario Franceschini.

“E in questa missione si trovano a fare i conti con una rete di attori e portatori di interesse che diventa via via più fitta e complessa”. È proprio la complessità la parola chiave del lavoro di gestione del patrimonio, che la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali è chiamata, fin dalla sua istituzione da parte del Mibact, a promuovere e facilitare attraverso attività formative e interventi sul campo.

Proprio per facilitare il trasferimento, sia a livello internazionale che locale, di queste competenze tecniche che rappresentano il fiore all’occhiello del sistema dei beni culturali italiano, la Fondazione ha inteso dar vita ad alleanze strategiche che le assegnano un ruolo da protagonista nella formazione e nell’aggiornamento delle professioni legate alla valorizzazione e gestione del patrimonio.

Alta formazione per i professionisti della cultura

La Fondazione è attiva con due corsi di alta formazione: la Scuola del patrimonio, dedicata ad allievi italiani già in possesso di formazione specializzata nell’ambito dei beni culturali, e la International School of Heritage, la scuola internazionale rivolta a funzionari e professionisti della cultura provenienti dai Paesi del Mediterraneo, che si aprirà agli inizi di novembre e che è stata recentemente presentata alla Lubec, la rassegna internazionale di Lucca Beni Culturali.