Al Milano Film festival, terminato nei giorni scorsi, ha avuto notevole riscontro di pubblico il "Festivalino", cioè lo spazio dedicato ai bambini che ha alternato alla proiezione di cortometraggi ad hoc diverse attività di laboratorio. Tra queste ultime, a pochi giorni dalla chiusura della kermesse, quella della lettura dei 'silent book' ha coinvolto non solo i più piccoli, ma anche gli adulti in un percorso di riflessione autentica.

"Quelli sono i silent book che mi hanno accompagnata nella mia infanzia - spiega Martina Gerosa che si è occupata della lettura di alcuni Libri 'speciali' proprio durante il Festivalino -.

Da bambina dovevo riconoscere in quelle pagine brulicanti di immagini le mie esperienze. Noi tutti sentiamo il bisogno di comunicare con il mondo, comprenderlo ed esprimerlo. Ma nei libri c'è anche ciò che non si conosce e che ci consente di volare con la fantasia e con l'immaginazione". Così anche per gli adulti i silent book, solitamente adoperati per i più piccoli nei primi anni della crescita, diventano uno strumento per capire ed esprimere al meglio le proprie emozioni. "Con questi libri ci aiutiamo soprattutto nella comunicazione non verbale che è quella che da adulti tendiamo a trascurare. I 'silent book' ci restituiscono la capacità di entrare in relazione con gli altri con una spontaneità ritrovata".

La stessa logica sottende alla scelta dei cortometraggi che sono stati trasmessi durante il Festivalino. "Questi sono accessibili a tutti anche senza il parlato - continua a spiegare la donna - alcuni contengono solo musica e quelli che contengono parole sono sottotitolati. Con il silenzio si creano bambini e quindi cittadini felici".

'Tutti noi abbiamo un posto silenzioso'

Durante le attività di laboratorio, è stata proposta la lettura di un libro in particolare. "Questo s'intitola 'Un posto silenzioso' e gli autori sono Luigi Ballerini e Simona Mulazzani - continua la promotrice -. Un posto silenzioso...ma tu ce l'hai un posto silenzioso? Un posto come?

Silenzioso...prova a immaginare". In queste parole c'è tutta la magia dei silent book, perché tutti noi abbiamo un posto silenzioso. "Un posto silenzioso è un posto bello, ma può fare paura. Si sentono tante cose in un posto silenzioso, perché il silenzio ha degli amici, li aspetta e si sente pronto per accoglierli. Questo è vero e ci spiega come anche solo con le immagini si riesca a raccontare una storia". Ma i silent book pretendono il silenzio soprattutto per approcciarsi al mondo nelle prime fasi della crescita.

"Vengono usati negli asili nido - interviene Sara Adobati che coadiuva nell'iniziativa con l'esposizione nel linguaggio dei segni -, con bambini che non sanno ancora leggere oppure con bambini ipovedenti o sordi che all'inizio della loro vita devono approcciarsi con la realtà in modo differente".

Però c'è ancora un altro utilizzo dei silent book." Li usiamo nei campi profughi per ricordare ai bambini di essere ancora bambini nonostante quello che hanno vissuto. A tutto questo - conclude l'interprete - servono i silent book ".