Un incontro-racconto amichevole e a tratti ironico quello tenutosi ieri, 10 dicembre, all'interno dell'aula Schembri della residenza universitaria “Santi Romano” dell'Università degli Studi di Palermo, che ha avuto come protagonista l'attore palermitano Claudio Gioè, interprete di fiction tv di successo quali "Squadra antimafia", "Il Capo dei Capi" e "Il XIII Apostolo", ma anche di pellicole quali "I cento passi" e "La mafia uccide solo d'estate".
Lo stesso, ha risposto alle domande degli studenti e commentato i film che ha interpretato durante la sua carriera.
L'incontro, promosso dalla Scuola di Cinema "Piano Focale" e da Pippo Gigliorosso e organizzato in collaborazione con l’Ersu di Palermo, è stato introdotto dai saluti del presidente dell’Ersu, Giuseppe Di Miceli e ha visto la partecipazione numerosa degli studenti della Scuola e non solo che hanno posto domande sulle varie tecniche cinematografiche e teatrali, hanno chiesto consigli e suggerimenti su come poter interpretare i vari ruoli e districarsi nei difficoltosi mondi del teatro e del cinema.
Faccia a faccia con Claudio Gioè
Un legame, quello con Palermo, che per Claudio Gioè non si è mai spezzato e che lo ha riportato nella sua città natale dopo anni di vita e lavoro trascorsi a Roma: "Dopo tanti anni trascorsi a Roma, ho deciso di spostare il mio baricentro a Palermo - ha spiegato l'attore - grazie proprio al legame e agli affetti che mi uniscono da sempre a questa città".
Dopo una panoramica della sua storia professionale, dalla scuola alla macchina da presa come interprete e come regista, l'attore ha fatto un excursus su tutto il suo percorso scolastico e teatrale e sulle sue avventure vissute insieme al collega e amico Fabrizio Romano, presente all'incontro.
Tante belle esperienze, ma anche tanta fatica e sacrifici lungo il percorso: "L'incontro con il cinema, a Roma, negli anni '90 - ha spiegato Gioè - è stato difficile perché, in quegli anni, era un lavoro poco remunerativo e non ti permetteva di vedere sbocchi professionali a lungo termine.
Ho dovuto fare numerosi provini ed è stato per me molto importante l'incontro con il regista Luca Guadagnino".
Cinema e teatro, due espressioni della stessa arte che, però, sono molto diverse tra loro e che implicano un lavoro altrettanto diverso in termini di tempi tecnici, tecniche di ripresa e di montaggio, bravura del regista e il suo rapporto con gli attori: "Bisogna riuscire ad entrare nella visione del regista e del montatore - ha sottolineato l'attore - e immaginare le scene da realizzare in base al risultato che si vuole ottenere".
Abbiamo posto una domanda a Claudio Gioè, in merito alle sensazioni e alle emozioni che ha suscitato in lui l'interpretare il ruolo di Mario Francese, giornalista siciliano ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979: "Ho interpretato questa fiction con l'intento di tutelare la figura e la memoria storica di Mario, attraverso anche la conoscenza dei suoi figli, e ho cercato di fare del mio meglio per difendere la memoria di un grande giornalista, la cui figura straordinaria, ancora oggi, rappresenta una grande perdita per tutti".