Dopo due anni di stallo, il regista statunitense Noah Baumbach torna con la produzione di un suo nuovo film. Storia di un matrimonio, uscito sulla piattaforma streaming di Netflix il 6 dicembre, è una delle pellicole più attese dell’anno.
La sfida per l’ottenimento dei principali premi agli Oscar è dura e competitiva, specialmente dopo l’uscita dell’acclamato film Joker, ma questo non impedisce al film di ambire ai maggiori riconoscimenti, soprattutto dopo aver già ottenuto 6 nomination ai Golden Globe e tre candidature ai prestigiosissimi Screen Actors Guild Awards.
Gli elementi chiave che non rendono il film una commedia romantica banale
Storia di un matrimonio ripercorre le tappe di un matrimonio tra due artisti di teatro americani alle prese con un possibile divorzio alle porte e con la consapevolezza che questo non debba penalizzare troppo la vita del loro figlio. La trama del film è perfettamente bilanciata tra il lato emotivo di lei e di lui. L'intento del regista non è quello di schierarsi da nessuna delle due parti per far si che anche lo spettatore non tenda a “tifare” per la moglie delusa e stanca Nicole, interpretata da Scarlett Johansson o per il marito, impacciato e sofferente, impersonato da Adam Driver nel ruolo di Charlie.
Il regista ha bilanciato con perfetta maestria le complessità dei due personaggi con il risultato di ridonare al matrimonio quell’importanza che nella società moderna si sta perdendo, soprattutto quando si parla della sua fine.
I protagonisti capiscono che - seppure il sentimento che li lega sia forte e sincero - una vita insieme li condannerebbe a scontri continui dovuti alle loro personali ambizioni e ai loro caratteri esuberanti,. Quindi decidono di non screditare l’importante legame e la storia d’amore che li ha uniti con comportamenti immaturi e istintivi, che potrebbero scaturire dalla sofferenza e dalla paura di un futuro ignoto e solitario.
La figura fulcro di tutto il film infatti è il figlio: il motivo principale che spinge i protagonisti a mettere da parte la parte egoistica del loro essere e a far prevalere invece la parte più genitoriale. Ci sono poche scene comiche, prevalgono quelle drammatiche. Il matrimonio riacquisisce quel senso di sacralità, non religiosa ma piuttosto come nucleo primario all’interno di una società in cui le figure adulte consapevoli delle loro responsabilità fanno di tutto per non causare ulteriori danni al loro unico figlio.
Baumbach analizza il matrimonio da un’angolazione diversa, allontanandosi dal maestro della cinematografia statunitense Woody Allen con il film “Mariti e mogli”, mettendo in mostra i lati più realistici e umani di un matrimonio. Una contrattazione continua, un susseguirsi di compromessi, accettati non sempre senza sacrifici, ma che poi vengono ripagati dal senso di famiglia, che non per forza è detto che debba scomparire in seguito a un divorzio.