Dal 17 ottobre la capitale del Libano vede girare per le strade in cortei e manifestazioni pacifiche migliaia di persone che esprimono la propria rabbia e frustrazione verso un governo indifferente ai problemi reali del paese. Nella serata di ieri un centinaio di donne, munite di candele e bandiere nazionali, hanno dato il loro sostegno alle proteste antigovernative chiedendo cambiamenti urgenti per il loro paese. Al contrario di come si potrebbe pensare, conoscendo le caratteristiche peculiari del Libano, come un paese diviso da diverse comunità confessionali, le proteste hanno tutta l’aria di essere invece trasversali con persone provenienti da comunità differenti e di genere diverso ma che comunque chiedono le stesse cose.

L’economia libanese sta crollando, e la maggior parte della popolazione, che già era povera, si ritrova a dover affrontare ancora più difficoltà. Il sostegno delle donne a queste proteste è significativo come è stata significativa la reazione di disprezzo e di svilimento da parte di un fetta di uomini tradizionalisti e misogini.

I motivi delle proteste

Le donne che ieri si sono riunite in piazza chiedono al governo di riorganizzare un establishment politico che abbia priorità diverse rispetto ai governi precedenti, che abbia la volontà e il coraggio di fare cambiamenti strutturali e di forte impatto. La piaga della corruzione Politica in Libano sta distruggendo sempre di più l’economia del paese e il tessuto sociale, il paese è sempre più povero con un debito pubblico che è arrivato al 152% del PIL, creando sempre di più disuguaglianza all’interno del paese che già era caratterizzato da una distribuzione della ricchezza completamente ingiusta e spropositata (1% della popolazione detiene il 25% della ricchezza).

Davanti a uno scenario nazionale di questo tipo e uno globale, ma comunque a pochi chilometri di distanza, dove le donne in Siria stanno scrivendo la storia per la popolazione curda, le donne libanesi si sono unite a questo clima caldo da primavera araba, caratterizzato dalla rabbia che crea disincanto per il potere legittimato e la volontà di volerlo rovesciare per un futuro migliore.

Per questo motivo la lotta delle donne è ancora più intensa perché insieme a queste richieste si uniscono quelle legate alla propria autonomia e ai propri diritti in quanto donne. Ancora oggi una donna stuprata può vedere il suo stupratore non andare in prigione qualora decidesse di sposarla. Ancora oggi una donna può perdere la propria cittadinanza qualora sposi un uomo di differente nazionalità.

Il sistema politico libanese, rimasto invariato dal post-indipendenza, non può più sottovalutare il malcontento della volontà popolare, che per troppo tempo è rimasto anestetizzato dall’immagine dell’espugnabile regime. Il primo ministro libanese davanti a questo scenario si è trovato in un vicolo cieco che l’ha portato ad annunciare le dimissioni anticipate lasciando al presidente Michel Aoun la patata bollente. In questo momento il cambiamento in Libano è in mano alle persone che gridano contro coloro che non hanno cambiato niente in questi anni.