"Federico Fellini - A Cinema greatmaster" è il titolo del libro scritto da Gordiano Lupi ed edito da 'Il Foglio Letterario Edizioni' a settembre 2020
Fellini è un regista conosciuto in ogni parte del mondo e i suoi sono annoverati nelle principali classifiche dei critici cinematografici. Gordiano Lupi ha deciso quindi di dedicare un’appassionante biografia al cineasta riminese, dal titolo "Federico Fellini – A cinema greatmaster", impreziosita dalla presenza di fotografie intense e significative.
La storia di Federico Fellini
Nato professionalmente nel pieno della corrente del neorealismo, Fellini ha iniziato la sua carriera giovanissimo, scrivendo battute per i film di Macario e poi sceneggiando insieme a Roberto Rossellini film come "Roma città aperta" e "Paisà".
Gordiano Lupi ci offre un’approfondita panoramica della filmografia del regista, partendo dal suo primo lavoro del 1950, "Luci del varietà", passando per l’umorismo grottesco de Lo sceicco bianco e l’amaro affresco generazionale de I vitelloni, per poi approdare al commovente "La strada", che gli vale la vincita del suo primo Oscar al miglior film straniero e quindi la consacrazione oltreoceano.
Continuerà poi l’incetta di premi con "Le notti di Cabiria", film ironico e tragico, di cui Lupi dice: “Fino a questo film Federico Fellini è influenzato dal neorealismo, anche se porta avanti una poetica personale legata alla caduta delle illusioni”.
La dolce vita è uno dei capolavori del regista
La prima vera svolta avviene però con "La dolce vita" del 1960: a quel tempo Fellini ha 40 anni, è ormai maturo artisticamente e ha ben chiara qual è la direzione che vuole far prendere al suo cinema.
"La dolce vita" è il racconto dell’esistenza fallimentare del giornalista Marcello Rubini, interpretato dal grande Marcello Mastroianni. “Il film è un viaggio nella notte romana, all’interno di una società corrotta dove crollano miti, valori e convenzioni”, dice a riguardo l'autore Lupi.
Questa pellicola è una sorta di spartiacque che segna la fine della struttura classica narrativa, che viene definitivamente stravolta, e in cui il regista abbraccia totalmente la visionarietà e l’onirismo, mantenendo comunque un occhio di riguardo per l’autobiografismo e la critica sociale.
'Otto e mezzo', il film capolavoro
Il capolavoro del 1963, "Otto e mezzo", è considerato uno dei più grandi film della storia del cinema. A riguardo Gordiano Lupi afferma: “Fellini mette a nudo le sue difficoltà, rivela al pubblico la paura di deludere le aspettative, la fatica nel regolare i conti con i fantasmi, ricordi e volti del passato, soprattutto di farli convivere con il presente”.
Nel 1973 è poi la volta di "Amarcord", un film lirico e profondo, forse il più autobiografico del regista. Su di esso Lupi scrive: “Fellini racconta – come Proust – il tempo perduto ed è la cosa che sa fare meglio, sospendendo i ricordi in un’atmosfera sognante”.