“Siamo stati anche felici” di Viviana Guarini è un libro che si focalizza sulla ricerca interiore, sulla necessità di ritrovare il proprio equilibrio e con esso uno stato di benessere completo. Edito da Les Flâneurs Edizioni, uscito nel febbraio 2021, il libro è catalogato come genere letterario contemporaneo.

L’autrice presenta un testo che non è un romanzo e non è neanche un saggio; è forse più un diario che ha tenuto per sé stessa e che poi ha deciso di condividere con il mondo, ma può essere definito anche come un prontuario di aiuto, da leggere per intero o da consultare al bisogno, per affrontare quei momenti della vita in cui ci si sente smarriti.

Un dialogo intenso tra mente e anima

La scrittrice ha deciso di sviluppare l’opera come se si trattasse di un dialogo tra due esseri, che nello specifico sono la mente e l’anima.

La prima è l’elemento più sofferente, che ha bisogno di una guida per affrontare la delicata situazione in cui si trova; la mente è infatti da assimilare all'emotività, che spesso diventa un ostacolo se non la si riesce a gestire. Intrappolata in un flusso di dolore, la mente ha perso i suoi punti fermi e non è più in grado di ascoltarsi, di comprendersi e di essere resiliente.

L’anima rappresenta la parte spirituale, quella forza che spinge verso la luce, che sprona a far emergere il meglio di sé stessi, anche quando sembra impossibile poter uscire dal tunnel buio.

È lei la guida di cui la mente ha bisogno e, se all’inizio sembra essere sorda alle sue parole, lentamente si lascia accompagnare alla scoperta del percorso che potrà condurla alla guarigione.

Le ferite possono rimarginarsi

Un cammino in cui si potrà sperimentare la gioia ma anche il dolore, parte integrante dell'esistenza, dal quale si ha sempre da imparare.

Viviana Guarini spinge il lettore a ripensare alle proprie ferite e percepirle come a un’opportunità per comprendere più di sé stesso: l’autrice si sofferma infatti sulla paura della sofferenza - "Abbiamo sotterrato il dolore invece di renderlo nostro maestro" - e sull'assurda vergogna nel mostrarci fragili.

La fragilità è una risorsa

L’autrice confessa invece di essersi affezionata alla bellezza della fragilità, che considera un dono di cui avere estrema cura, e invita poi i lettori a diventare padroni del proprio tempo, perché è tutto ciò che si ha e spesso viene sprecato in ricerche inutili che non hanno a che fare con la realizzazione interiore, o viene sciupato per provare sentimenti d’odio e di rancore che allontanano sempre di più dalla felicità.

L’autrice, insomma, ricorda che è urgente, ora più che mai, dare un senso alla propria vita.