Lidia Vitale è un'attrice che ha mosso i suoi primi passi nel mondo cinematografico come assistente di Carlo degli Esposti presso Palomar, per poi affermarsi a livello nazionale ed internazionale.

Protagonista di molti film e serie tv tra cui: Luna Park, Piccole avventure romane di Paolo Sorrentino, La meglio Gioventù, Il primo giorno della mia vita di Paolo Genovese e della serie internazionale Drops of God, la ritroviamo protagonista dello psycho thriller "The Grand Bolero", in concorso al Rome Independent Film Festival.

Il lungometraggio girato completamente in inglese è un'opera del giovane regista italiano Gabriele Fabbro e racconta la storia di Roxanne, ossessionata dal suo lavoro di restauratrice d'organi da chiesa, che nonostante il lockdown e la pandemia, che ha colpito in primis la città di Lodi nel marzo 2020, decide di restare nell'edificio dove sta restaurando un antico strumento.

Qui Roxanne fatica a controllare un'attrazione impulsiva per la sua ventenne assistente muta. La pellicola già vincitrice del Premio Giuria Open al Linea d'Ombra Festival, sarà proiettata il 20 novembre alle ore 22 al Cinema Aquila di Roma.

Nel frattempo, Vitale è impegnata nelle riprese - ancora in corso - di una nuova pellicola dal titolo "Ti mangio il cuore", regia di Pippo Messapesa prodotto da Indigo con la speciale partecipazione della cantante Elodie; e nella scrittura di quella che vorrebbe essere la sua prima opera come regista "Amá", per cui ha già ricevuto il premio MIBACT per lo sviluppo della sceneggiatura.

Di tutto ciò Lidia Vitale ha parlato in questa intervista esclusiva rilasciata a Blasting News.

Intervista esclusiva a Lidia Vitale

Iniziamo con una domanda sull'evento più importante di questi giorni, ovvero, il Rome Independent Film Festival. Sei la protagonista del film in concorso "The Grand Bolero", sei emozionata? Qual è l'aspetto che ti ha colpito di più nel prendere parte a questa sceneggiatura e quale invece ti ha messo maggiormente alla prova?

"Del Rome Independent Film Festival ne sono un'affezionata, lo seguo dalla primissima edizione. É un evento che ho sempre sostenuto perchè il cinema indipendente ha bisogno sempre di spazio. Quando ci sono questi spazi dedicati ai film indipendenti è sempre bene supportarli. Per quanto riguarda "The Grand Bolero" è un film che ho scelto perché il regista è giovanissimo, 24 anni, e io spesso scelgo di partecipare a progetti di giovanissimi proprio per sostenerli.

Trovo molto giusto che chi - come me - ha una certa esperienza alle spalle la metta a disposizione dei giovani, quanto meno per creare dei successori. Deve però esserci sempre una conditio sine qua non, che mi piaccia il progetto. The Grand Bolero aveva una sceneggiatura che mi piaceva molto, una relazione tra due donne, e in questo io privilegio le storie dove i personaggi femminili emergono di più perché è un momento dove bisogna essere focalizzati proprio su questo argomento. Stiamo cominciando a prendere spazio, ma siamo solamente alla punta dell'iceberg per il problema della presenza femminile nel cinema. Come dico sempre, io sono fortunata perchè - quasi sempre - faccio le vedove o le donne di potere.

Ma, insomma, amo questi progetti in cui si parla di donne, quindi, questa era perfetta, mi piaceva la struttura, aveva una determinata caratteristica, era girata in lingua inglese. Ciò che mi è dispiaciuto è che avesse un budget ristretto quindi non c'era possibilità di trucco e parrucco e ho dovuto fare da sola. Lì mi è preso un colpo, non ricordavo come si facesse. É stato un'impresa, infatti pensavo di mettere nei titoli di coda un nome di fantasia, una sorta di alter ego per la truccatrice ma, non mi è stato possibile (ride, ndr). Era una troupe ridotta dove non facevi l'attrice e basta. Toccava darsi da fare".

Sei la protagonista del film Roxanne, quanto ti rappresenta questo personaggio nella vita reale?

"Roxanne viveva nell'ossessione. Stansberg diceva che un attore deve essere ossessionato dal suo lavoro, quindi, da una parte l'ossessione l'ho presa dall'ossessione per il lavoro e quindi l'ho trasferita sul personaggio. Dall'altro Roxanne non mi rappresenta per niente, io sono assolutamente libera; Roxanne è una donna incastrata nelle sue dinamiche. Però poi mi piace raccontare le storie di questi personaggi mostruosamente incastrati nelle loro dinamiche, li trovo molto più interessanti. Mi piace chiedere una separazione da me stessa quando devo interpretare un personaggio, ecco perché ho scelto il ruolo dell'attore, posso visitare le vite degli altri. Questo film mi permette di fare questo nel contesto del lockdown".

Roxanne ha affrontato il lockdown e la pandemia all'interno di un edifico dove sta restaurando un antico strumento. invece per Lidia qual è stato l'impatto di questo periodo sul suo lavoro, anche considerando che sia il cinema che il teatro sono stati gli ultimi spazi ad essere aperti?

"Quando accadono delle cose eclatanti io penso che ci sia sempre dietro un'opportunità. Raramente casco in crisi e infatti il lockdown per me è stata un'occasione di rilancio, partendo da dentro, da me. Proprio in questo periodo ho scritto quella che vorrei fosse la mia opera prima e con cui ho vinto il MIBACT con lo sviluppo della sceneggiatura.

Pandemia significa "riguarda tutti", un evento così importanti dovrebbe portare una profonda riflessione, e invece poi con Roxanne sono andata a mettere l'accento su quanto alcune persone si siano irrigidite ancora di più e siano diventate ancora più patologiche più che andare in esplorazione".

4) Roxanne può, quindi, rappresentare quello che è successo nella vita reale: ossessione per il lavoro, sviluppo di nuovi rapporti con diverse modalità..

"Sì, c'è anche chi ha avuto paura di affrontare se stesso perchè per la prima volta si è trovato da solo dinanzi a se stesso e l'oscurità ha avuto la meglio. Lidia, invece, l'ha vissuta come un'opportunità. La paura di confrontarsi con se stessi ha portato ad evidenziare le paure umane. Quindi The Grand Bolero è stato anche questo, un'opportunità di entrare nell'ossessione creatasi in tante persone e che ha evidenziato i vari aspetti caratteriali che invece di cambiare sono peggiorati.

Io ho vissuto la pandemia in maniera rosea e nel fantastico mondo di Lidie, ma non perchè sono privilegiata a fare l'attrice, perché in realtà ero in grande difficoltà come tutti gli attori, ma perchè l'ho vissuta in quel modo, come rinascita, come un'occasione di creatività ancor più profonda".

La pellicola sarà proiettata il 20 novembre. Qual è il messaggio che vorreste far arrivare al pubblico?

"Usciamo di casa e andiamo al cinema. Condividiamo una sala e guardiamoci negli occhi".

Il ruolo da protagonista in questo film pensi possa essere un punto di arrivo per la tua carriera o uno dei punti che ti eri prefissata?

"Sicuramente è un passaggio. Tutti i film lo sono. Con ogni film faccio un passo avanti nella mia vita, cerco di associarlo a questo. Non c'è mai un punto di arrivo, sono tutti nuovi punti di partenza".

Qual è la differenza nel girare un film e una serie tv?

"Credo che l'importante sia il lavoro che si fa sul personaggio. L'importante è avere la serietà di farlo in tutti i contesti.

Una volta Al Pacino - facendo riferimento al fatto che la televisione era diventata grossa grossa - disse: "Television bacome like that, so big, so let's do it better", cioè bisogna farla meglio. Il fatto che la televisione sia diventata così grande allora va fatta meglio. É importante portare il cinema dentro la televisione e non al contrario".

Dopo "Luna Park", "La meglio Gioventù", "Drops of God", "Il primo giorno della mia vita", hai preso parte ad un nuovo film come protagonista dal titolo "Ti mangio il cuore" con regia di Pippo Mezzapesa, accanto alla cantante Elodie. Cosa puoi dirci su questa nuova pellicola?

"Non posso dire nulla riguardo il film. Possono solo dire che è bellissimo, sono molto felice di farlo e recitare accanto ad una cantante come Elodie è fantastico.

Gli artisti sono artisti, si adattano. Elodie è meravigliosa, siamo diventate sorelle, è molto versatile, una persona con cui si entra facilmente in intimità e ci si scambia. É sicuramente una grande sfida per lei e se la sta cavando benissimo.

Un'ultima domanda: oltre al progetto della tua opera prima "Amá" hai anche nuove idee, nuovi progetti per il futuro sia come attrice che come regista?

"Come regista voglio realizzare la mia opera prima "Amá", questo è fondamentale. Vediamo, ci sono tante cose in ballo. Ho appena finito di girare la serie internazionale "Drops of God" e vediamo, sto facendo provini, chissà. In questo lavoro arriva sempre la cosa giusta nel momento giusto, quello che non arriva è perchè non ti appartiene".