Giovanni Arichetta è nato a Reggio Calabria nel 1994 e si è trasferito Torino per studiare Ingegneria gestionale. Nel frattempo studia chitarra da diversi anni e compone i suoi brani tratti principalmente da esperienze personali, che l’hanno portato a tentare per le selezioni del Festival di Sanremo e del Festival di Castrocaro. Giovanni si è inoltre aggiudicato la vittoria del concorso "Un Mare di Stelle" con il brano intitolato "Capitano" e di "Una canzone nel cuore" con "Più che mai".
Quest’anno è entrato a far parte del cast di All Together Now, programma condotto da Michelle Hunziker, per questo Blasting News ha deciso di intervistare in esclusiva Giovanni per raccontare la sua esperienza in tv.
L’intervista a Giovanni
Raccontaci un po’ di te. Com’è nata la tua passione per la musica?
“Ho iniziato a suonare la chitarra, specializzandomi in una tecnica che si chiama Fingerpicking e avevo 8 anni. Poi questa passione è diventata un impegno nel senso che ero quasi obbligato dai miei genitori e da piccolino volevo diventare calciatore e laurearmi e fare tante altre cose. Ho cominciato a scrivere per via di alcune delusioni amorose delle canzonette mentre suonavo la chitarra, perché avevo bisogno di sfogarmi. Insomma, invece di confidarmi con un amico, suonavo da solo in cameretta con la chitarra e da lì i miei genitori mi hanno sentito e hanno cominciato un po’ a incoraggiarmi. E poi pian piano ho continuato da solo e mi sono buttato a fare tantissime esperienze in tanti ambienti come concorsi e manifestazioni.
A quel punto, questa passione ha preso il sopravvento su tutto il resto".
Quanto è contato per te il sostegno della tua famiglia?
"Tanto perché avevo bisogno di una spinta. Sono sempre stato un tipo poco positivo, un po’ pessimista, e quindi avere sempre il sostegno della mia famiglia, è stato un grande stimolo per poi lanciarmi da solo e andare avanti da solo.
E’ stato molto utile".
Abbiamo letto spesso in qualche tua biografia che la musica nasce dal dolore e dalla sofferenza, da cui trae ispirazione. E’ davvero così?
"Sicuramente la sofferenza è stata la scintilla che mi ha dato il bisogno di sfogarmi per raccontarmi, non tanto a un amico perché sono molto introverso e quindi mi mettevo da solo in cameretta e suonavo la mia musica.
E da lì mi venivano in mente tutte le cose che mi erano successe, come ad esempio una delusione amorosa che è stata proprio la miccia di questa passione. Comunque, ho capito che non potevo sempre soffrire per scrivere musica. Dalla scintilla di quella delusione amorosa alla fine sono diventato come un atleta che si allena e tuttora continuo ad allenarmi nello scrivere, ma non sempre riguardo qualcosa che mi va male. Di sicuro il dolore è la miglior ispirazione per come sono fatto io perché è un sentimento che riesce a tirarmi fuori tutto ciò che ho di bello dentro di me. Sembra un paradosso, ma è così più che altro perché non mi godo alla grande la felicità e sono una persona introversa. Mi viene più facile raccontare un qualcosa che mi ha fatto stare male invece di un qualcosa che mi ha fatto stare bene.
Sto lavorando anche su questo perché so che è un limite. Ad esempio, la mia ultima canzone è più felice e allegra rispetto alle altre".
Sei più da cantautorato struggente e forse un po’ all’antica. Quali sono stati i tuoi modelli d’ispirazione?
"Più che altro, sono cresciuto con i miei genitori mi facevano ascoltare Tiziano Ferro e Cesare Cremonini, che sono sempre stati dei grandi cantautori. In questo periodo storico, magari il cantautorato puro sembra un po’ “all’antica” ma penso presto tornerà come tutte le mode. Forse, come ora vanno di moda i pantaloni anni ’70? Si penso questo. Comunque, la musica è qualcosa che ti deve venire da dentro. Quindi, può derivare dalla mia crescita e da quello che ho sempre ascoltato e che mi fa stare bene.
Non riuscirei a fare trap perché non mi appartiene. Posso dire di essermi avvicinato più allo stile indie, perché comunque bisogna stare al passo con i tempi. Di sicuro direi che la mia chiave di scrittura sarà sempre pop/cantautorale".
Alle audizioni di All Together Now ti sei presentato con Tutto questo sei tu di Ultimo. Che cosa rappresenta per te?
"Il brano non l’ho scelto io. La produzione avrà visto in me questa forma di propensione al cantautorato e al pop. E’ stata anche un po’ una sfida perché Ultimo è un grande artista, e quindi non è facilissimo cantare le sue canzoni. Essendo un grande artista, si viene subito paragonati a lui. Il lavoro di All Together Now, che non è semplice, è stato quello di farmi immedesimare nell’artista e di cantare i suoi brani facendoli propri.
Con Ultimo è stato un esperimento che mi è venuto naturale, perché mi avvicino a lui come stile di scrittura".
Durante il tuo percorso in trasmissione, quale giudice hai temuto di più e quale di meno?
"In realtà, temo il giudizio e il confronto con tutti. Quindi, non c’era un giudice che mi faceva più o meno paura, perché stare già sul palco e avere davanti ad un muro di 100 persone mi metteva in soggezione ed è stata una grande palestra. Dunque, il confrontarsi e aprirsi su quel palco è stato sconvolgente, perché mi ha fatto crescere molto e scoprire i limiti su cui devo lavorare. Posso dire, però il giudice che mi ha fatto stare bene è stato Francesco Renga perché mi ha detto che ho un bel timbro, devo continuare su questa strada e pensa che potrei avere un bel futuro.
Questo per me è stata una grande gratitudine nei suoi confronti ed è stato bellissimo ricevere quelle parole. Diciamo che i giudici mi facevano tutti paura allo stesso modo, inclusi quelli del muro. Forse, sono stati i 100 giurati del muro che mi hanno creato un po’ più blocco. Comunque, mano a mano che andavano avanti le puntate ho iniziato ad aprirmi e mi sentivo sempre più a mio agio sul quel palco. Se ci sarà una prossima volta, dovrei essere un po’ più veloce ad adattarmi e a non subire troppo la pressione del giudizio perché davanti a quel muro quando s’illuminano quelle caselle, si inizia a perdere un po’ il focus con la canzone e a focalizzarsi di più a quello che pensano gli altri".
Pensi che la paura del giudizio sia stata un tuo limite nel programma anche per quanto riguarda la tua eliminazione?
"L’eliminazione è stata un mix di situazioni. Sicuramente, non nascondo che ricevere quel tipo di canzoni non mi ha dato la possibilità di giocarmela bene al 100%. Non tanto i brani di Ultimo, ma quelle dopo perché erano un po’ lontane dal mio mondo, però giustamente la produzione lo faceva per metterci in difficoltà. Io ho tentato con tutte le mie forze di portare e di rispettare al meglio anche chi ci portava all’esibizione con queste canzoni. Inizialmente, il mix di altre sensazioni è stato il fatto che avevo un po’ paura e un blocco che non mi ha permesso di aprirmi, essendo una persona introversa.
Quindi, molte volte sono più a mio agio con ciò che sento nelle mie corde invece sul quel palco, bisogna presentarsi esattamente per la persona che si è senza sovrastrutture e soprattutto riuscire a tirar fuori ciò che si ha dentro. Sicuramente, il palco di All Together Now è importantissimo e bisogna ammettere che era la prima volta che mi esibivo davanti ad un muro di 100 persone. E’ stata una bella esperienza anche se inizialmente un po’ spaventosa".
Come ti sei trovato con i tuoi colleghi?
"Ci sono tantissimi ragazzi bravi. Tutti quelli che ho conosciuto sono delle persone splendide e bravissime. La magia di questo programma è che tutti noi inseguiamo lo stesso sogno e quindi ci siamo legati soprattutto per quello.
Alla fine, la sfida tra concorrenti è più dettata dal format televisivo che da una nostra sensazione. Il fatto che io sia uscito con Gloria o che gli altri siano usciti con altri ragazzi, non definisce un artista, la nostra bravura e non significa che uno e meno in gamba di un altro. E’ una serie di situazioni che poi ci uniscono e decretano il vincitore di una puntata. Ce ne sono di bravi, ad esempio, Giacomo che mi piace molto o Carola che ha fatto delle esibizioni pazzesche. In realtà, direi che sono stati tutti bravi e quindi chi più e chi meno sono tutti artisti fenomenali. E soprattutto abbiamo fatto un percorso complicato e cantare brani di un altro artista per un cantautore non è semplicissimo".
Cosa ti aspetti per il futuro?
"Mi laureo in ingegneria e quindi finisco un percorso che ho portato avanti, nonostante la mia passione per la musica, grazie alla quale ho rinunciato a tante cose. Non ho mai voluto rinunciare all’università perché secondo me è importantissimo qualificarsi anche a livello didattico. Nel frattempo, auspico che la mia passione per la musica mi possa portare qualcosa di più. In realtà, non spero di diventare famoso, ma di vivere di musica. Voglio alzarmi la mattina, mettermi al piano e alla chitarra e suonare tutto il giorno senza avere preoccupazioni. Poi se questo porterà ad essere famoso, ben venga! Sarebbe bello vedere persone sotto al palco che cantano le mie canzoni. Per ora, l’importante è essere felice, fare quello che mi fa stare bene e poi vada come vada".