La giornalista e scrittrice Elisabetta Castiglioni è l'autrice del saggio biografico intitolato "Renato Rascel, un protagonista dello spettacolo del Novecento", pubblicato da Iacobelli Editore, che si trova dal 18 marzo in libreria e nelle principali piattaforme.

L'opera raccoglie una ricerca ampia e minuziosa iniziata una ventina d'anni fa, portata a termine per far conoscere anche alle giovani generazioni il valore di un'artista che ha lanciato molto efficacemente la formula dell'autoironia come volano interpretativo di grandi icone della comicità.

Renato Rascel, il "piccoletto nazionale", ha divertito il pubblico trasformando la sua bassa statura nella forza di personaggi indimenticabili, quali il "Corazziere" o "Napoleone Bonaparte". Tali caratteristiche si integrano, però, con la capacità di ruoli attoriali drammatici, come nel film diretto da Alberto Lattuada "Il cappotto", tratto da una novella di Nikolaj Gogol, che gli è valso il Nastro d'Argento, o nel formidabile cameo del "Cieco nato" nel "Gesù" di Franco Zeffirelli.

L'agilità tenorile della voce, inoltre, lo portò verso la conquista di Hollywood con la canzone "Arrivederci Roma" giunta oltreoceano all'attenzione di un produttore cinematografico che lo ha voluto nell'omonimo film al fianco del cantante lirico Mario Lanza.

La scena e la forza dell'immaginazione

Renato Rascel è figlio d'arte, nascendo da un papà cantante e da una mamma ballerina. Vede la luce a Torino quasi per 'errore' e viene battezzato nella Basilica di San Pietro in Vaticano per volontà del padre, romano da "sette generazioni". Cresce e studia a Roma, dove dimostra uno straordinario talento in erba.

Fa parte del coro delle Voci Bianche della Cappella Sistina a soli 10 anni e a 13 è scritturato come musicista in una jazz band. La capacità di occupare la scena cantando, ballando ed inventando ruoli e personaggi è un sacro fuoco innato, una incandescente e naturale dote immaginativa e creativa.

Il libro di Elisabetta Castiglioni restituisce un ritratto a tutto tondo, innervato della poetica e della scrittura rasceliane, toccando i capitoli dell'incontro con altri due mostri sacri del teatro e del cinema: Eduardo De Filippo e Totò.

Non si può non ricordare, fra l'altro, che fu Rascel a tenere a battesimo l'ascesa teatrale del giovane Gigi Proietti che, in sostituzione di Domenico Modugno, infortunato, recitò insieme a lui, con un'intesa perfetta, nella commedia musicale "Alleluia brava gente".

Il potere della trasfigurazione

Uno dei successi di Renato Rascel è la canzone umoristica "E' arrivata la bufera" che scrisse di getto nel 1939, una sorta di filastrocca in rime sprigionante leggerezza ma che, secondo alcuni, adombrava un velato riferimento alla minaccia del secondo conflitto mondiale incombente.

Lo stile rasceliano, inconfondibile per versatilità e per l'impronta giocosa e fanciullesca, denota la straordinaria attitudine propria dei personaggi interpretati a farsi "piccini" e vibranti un'arguzia scanzonata che è quasi un rifugio surreale.

Non a caso Rascel fu scrittore di favole dedicate ai bambini (ma non solo) tradotte in varie lingue. Fu anche giornalista curando una rubrica fissa per il quotidiano "Il Tempo" e si occupò di cronaca sportiva infiammato da una devota fede calcistica per la Roma.

Elisabetta Castiglioni nel suo saggio esplora i lati di un'eclettica personalità artistica che si è mossa con multiforme disinvoltura fra radio, cinema, televisione (famosa è la serie Tv ricavata dai racconti di Chesterton "Padre Brown"), commedia musicale, teatro fino ai pinnacoli dell'assurdo di Jonesco e Beckett. L'autrice propone una ragionata biografia che include interessanti progetti inediti e che, attraverso la cifra analitica delle tappe di una carriera da "one man show", compone la misura di una meritata grandezza.