Dal jazz al pop, Francesca Palamidessi non si mai posta troppi limiti ed è questo che l'ha resa un'artista eclettica. Da poco ha pubblicato il suo ultimo EP, Wisteria, e adesso sta preparando il suo ritorno live, "oltre a un nuovo album da solista" - ha dichiarato.

Il suo EP rappresenta il culmine di un percorso tra intimità e fragilità che la cantante porta avanti da tempo. Ne abbiamo parlato con l'artista romana in una esclusiva intervista per Blasting News, in cui partendo dal suo esordio e i primi studi è giunta a riflessioni anche sulla posizione delle donne nel panorama musicale.

Francesca Palamidessi: dal jazz al pop senza porsi limiti

Il tuo percorso di studi ti ha portato a concentrarti sulla musica jazz, ma ti definisci una personalità eclettica. Come ti vedi cambiata oggi rispetto a quando hai iniziato la tua carriera?

Le tante esperienze variegate, specie degli ultimi anni, mi hanno resa sicuramente più plastica, e di conseguenza più aperta alla contaminazione. Anche se devo ammettere che è sempre stato per me un tratto distintivo. Da piccola cambiavo di continuo strumento, poi ho optato per gli studi in jazz perché li ho reputati i più completi.

Ora sono sicuramente più sicura di me, e questo mi permette di correre più rischi artisticamente parlando, ma al contempo mantenendo una certa struttura.

Nel corso degli ultimi anni sei approdata anche sul palco di veri big della musica italiana, come Elisa, Marco Mengoni, Calcutta. Cosa puoi dirci in più di queste esperienze?

Mi hanno introdotta al mondo del pop - essendone totalmente fuori - e ho avuto molto di imparare, sia musicalmente, sia dal punto di vista della gestione dell'ansia, come quando si affronta un palco grande.

Il nuovo progetto discografico: Wisteria

Il 14 marzo è uscito il tuo ultimo EP, Wisteria. Il titolo fa riferimento al glicine, che è anche il fiore simbolo femminilità e intimità. Pensi sia difficile per una donna affermarsi nel panorama musicale?

Dipende molto dal ruolo, direi.

Rimane il fatto che ancora statisticamente ci siano meno donne che uomini sui palcoscenici.

Riscontro dalla mia esperienza personale una leggero pregiudizio sulla competenza in alcuni ambiti, volendo più "tecnici" della musica. Nel mio caso, essendo una cantante ed essendo una bella ragazza - lo autodichiaro ai fini di questo discorso - molti colleghi uomini hanno dato per scontato che non sapessi ad esempio arrangiare, o produrre, o mixare, ma tutto sommato non ho mai avuto grossi problemi in quel senso.

I miei colleghi mi hanno quasi sempre trattata con rispetto ma me lo sono dovuto guadagnare dimostrandogli il mio valore.

Fin dai tuoi primi progetti ti sei sempre interessata a temi sensibili, come quello della vulnerabilità o dell'identità. Pensi che la musica possa riuscire esorcizzare queste problematiche?

Esorcizzarle in quanto condivise, si. Quando un artista parla delle proprie fragilità e si mette a nudo per gli altri, è di grande conforto a chi ascolta, se gli argomenti trattati risuonano come propri.

Qual è il brano del tuo ultimo EP che in te ha lasciato maggiormente il segno?

Il mio brano preferito dell'EP è 'My life', perché è una precisa rappresentazione sonora - essendo strumentale - di un certo sentimento di nostalgia verso il proprio passato che vivo costantemente e intensamente.

Che progetti hai per il futuro? Ci sono live in vista?

Sto preparando un live audio-visivo che presenterò dopo l'estate in alcune città italiane. Per il resto, sto lavorando ad alcune bellissime collaborazioni che non vedo l'ora di portare dal vivo, oltre a un nuovo disco solista.