“Il gatto è un animale indipendente, asociale. Molto meglio il cane.” Quante volte avete sentito ripetere frasi del genere? Cento, mille? Personalmente ho perso il conto e proprio per questo motivo ho deciso di scrivere un articolo in cui cercherò di smentire uno dei più frequenti luoghi comuni sui gatti: “il gatto è asociale, indipendente, e non ha bisogno di un rapporto stretto con gli uomini.”
Spesso molti gatti vengono adottati e portati in casa proprio con l’idea che non ci sia da dedicare loro molto tempo. Niente di più sbagliato: ricordiamoci, infatti, che nell’antico Egitto erano considerati divinità.
Da tre anni convivo con Kay, una gatta di razza europea. Si ho detto convivo perché non posso dire “Ho”: cercando vari aforismi sui gatti, infatti, potete notare come molti siano d’accordo nel fatto che un gatto non si possiede. Eccone un paio di esempi: “non è possibile possedere un gatto. Nella migliore delle ipotesi si può essere con loro soci alla pari.” (Sir H. Swanson); “non si possiede un gatto. Semmai si è ammessi alla sua vita, il che è senz’altro un privilegio.” (B. Reid). Insomma, tornando a noi, convivo da tre anni con Kay. In questo periodo ho sperimentato sulla mia pelle quanto falsa sia la credenza che il gatto è un animale asociale. Esistono molteplici modi in cui il gatto comunica con noi: inizialmente prova ad essere delicato con qualche miagolio sommesso, per poi passare a veri e propri ordini quando non viene considerato.
I modi del gatto di comunicare
Cerchiamo ora di andare a capire quali sono i segnali che il gatto ci manda per instaurare un “dialogo”. Per prima cosa analizziamo l’aspetto generale: il gatto che cammina tranquillo con la coda alta e le orecchie ritte ha il carattere del dominante; questo tipo di gatto, se abituato all’uomo, si dimostrerà molto socievole.
Al vostro rientro a casa, il gatto vi saluterà strusciandosi alle vostre gambe: questo è uno scambio di segnali odorosi (molto importanti nei felini). Ricordatevi, però, che il gatto non si reputa inferiore e preferirebbe un contatto testa a testa. Quando un gatto si sdraia mostrandovi la pancia è un segnale di estrema fiducia nei vostri confronti e se il rapporto è veramente molto stretto vi permetterà anche di accarezzarlo sulla zona ombelicale (zona molto delicata).
Adesso andiamo ad analizzare le orecchie e la coda, che risultano essere i mezzi indispensabili con cui avviene la comunicazione felina. Per le orecchie, come affermato da Desmond Morris, esistono cinque posizioni fondamentali in base agli stati d’animo del gatto:
- Rilassamento: l’apertura è rivolta in avanti e leggermente verso l’esterno, pronto a recepire qualsiasi suono.
- Attenzione: le orecchie si rizzano completamente e ruotano in avanti, mentre il gatto fissa l’oggetto che gli interessa.
- Agitazione: le orecchie sono mosse nervosamente.
- Difensiva: le orecchie vengono tenute basse, aderenti alla testa, per proteggerle da eventuali attacchi.
- Aggressività: le orecchie vengono ruotate all’indietro e risultano mediamente abbassate. In questo caso il gatto spesso accompagna questo gesto soffiando e mostrando i canini.
La coda, non solo mezzo di comunicazione ma anche strumento per il mantenimento dell’equilibrio; se tenuta alta è segno di saluto e dominanza, mentre se il gatto tende a proteggerla è un segno di sottomissione.
Spesso accade che il gatto muova a scatti la propria coda; per molto tempo si è pensato che questo significasse nervosismo, ma in realtà si tratta di indecisione o conflitto interno.
Analizziamo ora il linguaggio vocale dei gatti. Questo loro “vocabolario” sembra comprendere un centinaio di suoni diversi a seconda di che cosa vogliano comunicare. Il suono più comune che associamo al gatto sono le fusa, prodotte da “false corde vocali” situate nella parte bassa della laringe. Anche questi suoni possono avere significati diversi:
- Fusa irregolari significano un forte stato di benessere;
- Fusa uniformi vogliono far capire che è giunto il momento di porre termine a una situazione piacevole;
- Fusa uniformi ma vigorose indicano il desiderio di qualcosa (cibo o coccole);
- Fusa molto rumorose possono indicare uno stato di dolore, il gatto in questo caso chiede affetto o aiuto.
Altri suoni dei gatti sono:
- Borbottii, emessi a bocca chiusa, sono segnali di saluto, invito, gratitudine o persuasione.
- Appelli, emessi mentre la bocca si chiude (il tipico “miao”), sono segnali di domanda, supplica, stupore, preoccupazione o protesta. In questo caso si deve considerare anche la mimica del corpo per poter comprendere lo stato d’animo del gatto.
- Grida, emesse a bocca aperte (comprendono anche i soffi), esprimono netta disapprovazione o minaccia. Alcuni sostengono che i soffi, molto simili al suono dei serpenti, siano stati imparati dai gatti imitando proprio il suono dei rettili per poter spaventare l’aggressore e farlo fuggire.
Ecco analizzati in modo molto schematico i segnali che il gatto ci manda per comunicare con noi.
Considerata la molteplicità di segnali e di significati, mi sembra chiaro che il gatto non sia un animale asociale, ma anzi che punti molto alla costruzione di un rapporto. Anche se, non illudetevi, il rapporto con un gatto potrà essere al massimo paritario, d’altronde erano divinità.