Un articolo del Times rivela che esiste una frattura netta tra quella che è l'economia inglese e le sue esigenze e quello che il cittadino inglese percepisce di questo nuovo "isolazionismo" autoindotto.
La Brexit rende felici
Dopo il contrastatissimo referendum che costò le doverose dimissioni del Prime Minister Cameron spesosi tenacemente quanto inutilmente per restare nella UE, molta era l'attesa per il clima di incertezza che si sarebbe creata. Ma recita il Times che coloro che "have preached doom and gloom about Brexit" e cioè sventure e buio dopo la Brexit sono stati smentiti da rilevazioni statistiche che hanno detto agli inglesi: "we are happier, more satisfied with life and more likely feel that what we do is worthwhile" ovvero "siamo più felici, soddisfatti della vita e confidenti in quel che facciamo".
La reazione della politica
Ma a dispetto di questa netta percezione che rassicura gli inglesi di averne guadagnato in termini di "felicità", il resto del mondo politico e finanziario inglese è invece estremamente ansioso circa le conseguenze economiche di una scelta che in fondo considerano quasi unanimamente scellerata.
Tanto che il Premier May, non a caso preferita a sopresa allo scapigliatissimo, canuto e grande "pasionario" e vincitore della Brexit, Boris Johnson, ha sentito il dovere di invitare anche gli Italiani (eccezionale presenza in inghilterra) durante una sua visita nel Belpaese, a rimanere e non farsi scoraggiare dalle mutate condizioni economiche. Così come ha tentato un "congelamento" dell'uscita, per non allarmare i complessi parametri di "affidabilità" inglese. Insomma la politica sembra in rincorsa affannosa di una decisione popolare cercando di parare le falle di una economia ormai troppo legata al destino UE anche se con i dovuti distinguo.
Una questione genetica?
Insomma gli inglesi avevano sofferto e "subito" questa integrazione europea, e già avevano dato segni di resistenza ed insofferenza verso la moneta unica, rifiutando testardamente il cambio.
Una integrazione che soprattutto gli aveva sottratto una secolare e fiera indipendenza tanto sentita, evidentemente, da costituire un carattere "antropologico" e psicologico dell'inglese "medio". Così legato a quella guida a sinistra e a quelle auto che richiedono catene di montaggio speciali, tanto da fargli preferire il cuore alla pancia, ma sempre con British "aplomb", no, scusate, British composure.