Al giorno d'oggi non è facile mangiare in modo normale, soprattutto all'estero. Lo si legge spesso e a volte se ne parla in diversi media, come in televisione e in radio. Anche nel quotidiano capita lo stesso problema e, guardando la mappa dei nostri viaggi, pensiamo ai posti nuovi da visitare e a nient’altro. Ma non sempre il nostro spostarsi si rivela come speravamo.
Un aspetto non considerato da molti è, infatti, il cibo delle località di destinazione. Dietro ai nomi dal significato più profondo si potrebbero nascondere persino i nostri scarti.
Siamo in Messico e questa è una delle zuppe più antiche del paese, che viene preparata con le nostre spezie e niente di consistente, ossia con pomodoro, avocado, cipolla, un tripudio di spezie e striscioline di tortillas di mais.
Oltre gli oceani, come si mangia?
Poi c’è il “Fricot”, una zuppa tipica dell’Acadia, una regione del Canada. Il suo nome ha origine da un termine francese, coniato nel diciottesimo secolo e che ha il significato di banchetto, completo, mentre non si tratta che di patate, cipolle e carne.
Ci sono anche i salti di qualità più completa, ossia in Oriente dove, effettivamente, la gente mangia insetti fritti e non poco, così come noi facciamo mangiare le patatine fritte ai più piccoli.
La caduta di stile totale si ha nei ristoranti italiani in Inghilterra, nei quali la pasta viene fatta cuocere senza seguire le istruzioni, con una cottura di circa trenta minuti. Lo stupore se viene fatta l’obiezione è tale che si resta in fila in aeroporto per rientrare nel caldo della propria quotidianità.
Non dimentichiamo che neanche il riso della Cina viene abbandonato da tutti i livelli della popolazione, come fosse l’unico cibo possibile, paese accompagnato dal Giappone.
Qui troviamo la “Shiokara”, un piatto di interiora di animaletti marini. Le interiora vengono conservate in una composizione di sale e malto di riso per circa un mese e poi vengono rinchiuse in contenitori ermetici.
Un tuffo nei ristoranti italiani
Da noi, in Italia, intanto si apre la direzione del diverso ma buono, come il cibo vegano.
La tipicità nasce da altri continenti vari, nei quali non si reperisce facilmente la carne. Da noi sta diventando invece un piatto da ristorante, benché privo di ogni ingrediente che non sia, come suggerisce la parola stessa, appunto, tratto dal mondo vegetale.
Un insieme di fattori crea la diversità e il cibo ne è parte integrante, anche se spesso lo si sottovaluta nel suo aspetto socio-culturale. Impossibile non pensare ormai di guardare qualche ricettario prima di avventurarsi nel proprio viaggio. Ripensare agli usi e costumi dei popoli è affascinante e anche il cibo merita di essere visto come un aspetto che li denota.