matteo tafuri fu uno dei più noti medici e filosofi salentini. Nacque nell'agosto del 1492 e nella sua lunga vita viaggiò in tutta Europa per i suoi studi: Napoli, Venezia, poi Polonia e Germania, fino in Francia dove si laureò all'università della Sorbona in Medicina e Filosofia. Poi la Spagna, l'Africa Settentrionale fino a giungere in Persia. Una vita intensa, tanto da attirarsi le attenzione del Vaticano e rischiare di essere bruciato sul rogo perché sospettato di stregoneria. La stessa accusa che gli costò un periodo di prigionia in Irlanda.

Negli anni passati a Napoli, infatti, il Tafuri si interessò di Astrologia e scoprì di avere un istinto innato per la divinazione. Dopo la laurea alla Sorbona le frequentazioni alla corte parigina lo fecero entrare in contatto con le correnti esoteriche di quei tempi. Un personaggio molto rispettato dagli scienziati del tempo, ma che fu più volte arrestato in patria per le sue capacità divinatorie, venendo comunque sempre rilasciato. Così, se da un lato ebbe sempre il fiato sul collo degli ambienti ecclesiastici fu invece ammirato e stimato dagli scienziati del tempo. Ricevette le lodi da Giovan Battista della Porta e dal Chioccarelo, grazie alle sue conoscenze esoteriche e alle sue doti divinatorie.

Il filosofo Francesco Scarpa gli dedicò un intero trattato (il "De Anima") riferendosi a lui come l'"Atlante Salentino". Il noto chirurgo Mariano Santo da Barletta infine, lo citò nella prefazione del "Commentario dell'opera di Avicenna".

Il ritorno a Soleto: 'Nemo propheta in patria'

Matteo da Soleto (così era conosciuto nel mondo) decise di tornare nella sua Soleto per trascorrere l'ultimo periodo della sua vita.

Si dedicò all'insegnamento ma dovette affrontare l'ostilità dei suoi compaesani che lo appellavano "Alchimista" o peggio, "Stregone". Sospettato di complottare col demonio fece iscrivere sull'architrave della sua abitazione: "HUMILE SO ET HUMILTA' ME BASTA. DRAGON DIVENTARO' SE ALCUN ME TASTA". L'iscrizione che suonava come un avvertimento aumentò i sospetti verso il Tafuri: era forse capace di trasformarsi in drago se fosse stato infastidito?

Morì, temuto e osteggiato, il 18 novembre 1584 a ben 92 anni nella sua città, che non lo aveva saputo apprezzare fino in fondo.

La leggenda della costruzione della Guglia di Soleto

A Matteo Tafuri è attribuita la leggendaria costruzione della guglia, un'opera maestosa alta ben 45 metri. La leggenda racconta che in una notte tempestosa Tafuri evocò dalle tenebre un esercito di creature demoniache ordinando di costruire in una sola notte una guglia talmente mirabile da stupire il mondo intero. Così streghe, demoni e altre creature lavorarono tutta la notte emettendo suoni infernali. Al sorgere del sole l'opera era finita, ma alcuni diavoletti furono sorpresi dalla luce del sole rimanendo pietrificati sulla cima del campanile, dove ancora oggi è possibile 'ammirarli'.

Di certo c'è solo che la guglia fu invece realizzata quasi 100 anni prima della nascita del Tafuri.

Il diario ritrovato

In tempi recenti un diario del Tafuri fu ritrovato, da alcuni studiosi, sotto l'architrave dell'abitazione del filosofo. In questo diario sono contenuti dei versetti uno dei quali è balzato agli onori delle cronache durante le copiose nevicate che hanno colpito il Salento nel gennaio 2017. Infatti la quartina in questione sembra predire addirittura l'apocalisse: "Salento di palme e mite scirocco, Salento nevoso ma mai dopo il tocco. Due giorni di neve due lampi nel cielo, il Mondo finisce lo so non lo anelo". Senza bisogno di un'approfondita parafrasi, è chiaro che la quartina predice la fine del Mondo nel caso in cui il Salento venga colpito da una tormenta di neve (con fulmini?) e la neve stessa non si sciolga entro mezzogiorno (il tocco) tanto da lasciare innevato il "mite" Salento per due giorni. Bene, anche in questo caso, visto che state leggendo questo articolo la profezia non si è avverata, a meno che la nevicata in questione debba ancora arrivare.