Fisici teorici e cosmologi, usando ogni strumento a disposizione, hanno cercato di dedurre la velocità di espansione dell’universo, riscontrando risultati non affini tra loro. Qualche discrepanza nei dati che potrebbe portare, però, a miglioramenti nella conoscenza di questo problema che affascina e tormenta gli studiosi da quasi un secolo.

L'espansione dell'universo

La teoria dell’espansione dell’universo si porta dietro domande che sono tra le più complicate di tutta la cosmologia moderna, che a loro volta possono essere le domande più complesse che ci siamo posti come esseri umani.

Allo stesso tempo, però, sono i quesiti che più affascinano. Quando si parla di espansione dell’universo è utile proporre un esempio. L’analogia che può rendere meglio l’idea associa l’universo ad un impasto per la pizza con scaglie di cioccolato, distribuite omogeneamente, che rappresentano galassie e stelle. Lasciato a lievitare l’impasto si espanderà, dilatandosi, e le scaglie si allontaneranno fra loro. Il punto cruciale sta nell’evidenziare che non è il cioccolato che si muove, ma l’impasto stesso. È lo spazio-tempo che, “stirandosi”, allontana fra loro le galassie, che si ritroveranno a distanze diverse rispetto a prima. La velocità con cui l’impasto lievita spostando le scaglie di cioccolato o, con un linguaggio più serio, con cui lo spazio-tempo si espande allontanando le galassie fra loro, è un problema che attanaglia la mente dei cosmologi da parecchi anni.

I risultati della ricerca

Numerose misurazioni sono state effettuate per ricavare la velocità di espansione, ma i risultati contraddittori ricavati hanno aumentato i problemi. La causa della differenza dei dati ottenuti è ignota, le possibilità tantissime. John Peacock dell’Università di Edimburgo insieme a Jose Luis Bernal, nei loro studi, sostengono che potrebbe non esserci nessuna discrepanza nei risultati.

Qualsiasi tipo di disturbo arrecato allo strumento potrebbe far variare il risultato. Anche un piccolo errore preso poco in considerazione potrebbe causare delle differenze di rilievo. Wendy Freedman dell’Università di Chicago è un esperto delle misurazioni della costante di Hubble (esprime il tasso di espansione dell’universo attualmente).

Il valore della costante si calcola partendo dalla luminosità delle stelle: con questo dato si può dedurre quanto sono distanti le galassie più vicine poi, misurando quanto velocemente si allontanano da noi, si ricava la costante.

Tutte queste misurazioni hanno incertezze. Peacock usa metodi statistici e divide gli studi rispettando parametri che dovrebbero diminuire il tasso di discrepanza. Il nostro modello cosmologico funziona, afferma Andrea Macciò dell’Università di New York, ma sembra quasi impossibile comprenderlo partendo da principi primi. È in corso un duro lavoro di ricerca per arrivare a soluzioni che abbiano valore universale. Stiamo sempre parlando di domande complesse, forse le più complesse con cui abbiamo mai avuto a che fare. Non è necessario avere fretta, anche se la voglia di scoprire qualcosa di nuovo domina nel mondo dell’astronomia.