Stimoli chimici raffinati, che fungono da segnali per indicare la presenza di rischi o ostacoli. Messaggi in codice per organizzarsi a livello territoriale. No, non stiamo parlando di un esercito in azione, bensì delle piante del nostro giardino che sono in grado di eseguire simili comandi.

Le vecchie scoperte

Il fatto che le piante siano in grado di comunicare tra loro non stupisce più di tanto, infatti, questi esseri viventi, apparentemente immobili e incoscienti, evolvendosi hanno sviluppato affinate tecniche di di comunicazione. Per esempio, la maggior parte dei fiori contiene speciali pigmenti, invisibili all’occhio umano, ma visibili da parte degli insetti, che servono a indicare agli impollinatori un punto sicuro per “l’atterraggio”.

Se un insetto dovesse attaccare una pianta e iniziasse a mangiarne una foglia, la pianta è in grado di bloccare il flusso di zucchero a quella foglia rendendola meno invitante e al tempo stesso di inviare un segnale chimico alle altre piante per indicare la presenza del pericolo.

Inoltre, le piante sono in grado di emettere particolari sostanze, i feromoni, per attirare insetti “amici” che si nutrono di insetti “nemici”, come nel caso delle coccinelle che mangiano i parassiti. Nel caso del corpo umano, queste molecole sono destinate alla sfera sessuale: anche gli esseri umani, infatti, sono in grado di produrre questa preziosa sostanza.

Messaggi cifrati

La novità scoperta da un gruppo di scienziati svedesi è che le piante possono anche comunicare direttamente tra loro a livello di radici e terreno.

Questo meccanismo serve per lo più a garantire uno spazio sufficiente ad ogni pianta e per indicare eventuali ostacoli alle altre piante. Infatti, si è scoperto che quando le foglie di una pianta entrano in contatto con qualcosa la pianta stessa rilascia delle sostanze nel terreno per indicare che il terreno nelle vicinanze è già occupato.

Le altre piante, captando questo segnale cresceranno nella direzione opposta.

In questo modo le piante sono in grado di distribuirsi sul terreno in modo omogeneo, senza sovraffollamenti che renderebbero più difficile lo sviluppo e instaurerebbero una lotta competitiva per la luce e il nutrimento. La foresta amazzonica è composta da circa 390 miliardi di piante e se ognuna è in grado di comunicare con le vicine è come se ci fosse una grandissima rete che le comprende tutte, quella che gli scienziati chiamano wood wide web che in un certo senso può essere visto come il cervello di una grande foresta.