Il Ministero della Salute del Giappone ha recentemente approvato il trattamento con le cellule staminali come "metodo di cura" ufficiale, che sarà applicato ed utilizzato nelle strutture ospedaliere nazionali. La nuova terapia, discussa e approvata già da novembre 2018, sarà adoperata per la cura delle lesioni spinali attraverso il prelievo e l'isolamento di cellule staminali del paziente ed una successiva iniezione intra-venosa di cellule "sostitutive". Il trattamento sarà possibile solo a due mesi dall'ipotetico danno spinale ricevuto dal soggetto.

La notizia ha interessato ovviamente l'intera comunità scientifica internazionale, la quale non ha accolto la notizia con una "gioia" omogenea. Infatti, alcuni ricercatori, fra cui il neurochirurgo dell'Università di Miami James Guest, che si occupa proprio di ricerca mirata al contrasto della paralisi, hanno espresso i loro i dubbi attraverso un articolo pubblicato sulla rivista Nature, giudicando la terapia prescelta ancora "acerba" e non sufficientemente supportata da evidenze e test scientifici.

Fra le ragioni dei dubbi ci sarebbero alcune criticità nei trial clinici svolti inerenti soprattutto i metodi di controllo e di verifica dei risultati, i quali sarebbero "più morbidi" in Giappone rispetto al resto del mondo, e ai dati sperimentali estremamente limitati su cui si sarebbe basata la decisione, i quali sarebbero stati ricavati dal trattamento di "soli" 13 pazienti, di cui comunque 12 hanno visto migliorare la propria condizione dopo sei mesi dall'inizio della terapia.

Cosa sono le cellule staminali?

La ricerca medica è un ambito importantissimo per la comunità, i cui progressi abbracciano diversi campi e finalità. Com’è possibile leggere sul sito della Associazione Luca Coscioni, le cellule staminali sono delle cellule definite indifferenziate, in grado di mutare e adattarsi a diversi tessuti o organi.

Nel corpo umano adulto, le cellule staminali possono esser ritrovate in differenti zone del corpo umano, come ad esempio nel midollo osseo, nel cervello, nello strato più profondo della pelle e altro ancora. Esse sono prescelte proprio perché adatte ad esser trapiantate ed utilizzate appunto per "sostituire" le cellule locali danneggiate.

Fonti importanti di cellule staminali sono poi il cordone ombelicale dei neonati, il liquido amniotico e addirittura il latte materno. Tuttavia, la fonte più vasta di cellule staminali totipotenti, ovvero quelle cellule in grado di essere utilizzate come “sostituite”, è l’embrione umano, da cui deriva appunto il nome “cellule staminali embrionali“. La ricerca sulle cellule staminali, sia adulte che embrionali, è considerata uno dei settori più promettenti nel campo della medicina per la cura di malattie che oggi non lasciano speranza a molte persone, come ad esempio i soggetti affetti da malattie neurodegenerative, da condizioni legate a tumori e non solo, come ha dimostrato una recente ricerca condotta dall'Università di Washington e che aveva al suo centro la cura del diabete.

L’importanza di questo campo di ricerca medico, dopo una iniziale “sfiducia” delle istituzione e della comunità scientifica, sta lentamente prendendo piede e diventando via via più importante, nonostante i dibattimenti e la ricerca siano tutt’ora in corso.

Una nuova possibilità di cura?

E' da parecchio tempo che la comunità scientifica ha pareri contrastanti sull'uso delle suddette cellule. Nel 2016 le terapie a base staminale diventarono di dominio pubblico anche grazie alla storia di Kristopher Boesen, la cui vita sembrava irreversibilmente cambiata dopo un tragico incidente d’auto che lo aveva reso incapace di qualsiasi movimento dal collo in giù. Tempo dopo il tragico evento, a Kris venne offerta l’opportunità di sottoporsi ad un trattamento potenzialmente “miracoloso” attraverso l’uso delle cellule staminali, in grado almeno teoricamente di riparare i tessuti danneggiati.

Naturalmente, data la natura innovativa e sperimentale della procedura, l’equipe medica del Keck Medical Centre of the University of Southern California, diretta dal Dottor Charles Liu, non aveva ovviamente garantito al 100% la buona riuscita dell’operazione.

Il trattamento cominciò nell'aprile del 2016, con l’iniezione di 10 milioni di cellule AST-OPC1 direttamente all’interno del midollo spinale dello sfortunato ragazzo. Le suddette cellule provenivano da colture in vitro trattate direttamente in laboratorio. Dopo sole tre settimane di trattamento, Kris iniziò a notare piccoli segni di miglioramento e, nell’arco di due mesi, il giovane statunitense poteva tranquillamente usare il suo telefono, scrivere il suo nome ed utilizzare autonomamente una carrozzina elettrica.

Le staminali in Italia

Nel 2004 la legge sulla fecondazione assistita ha imposto una forte limitazione alla libertà di ricerca scientifica nel campo, per certi versi inspiegabilmente stringente e assoluta. In particolare la legge 40 sulla fecondazione assistita ha imposto un secco "no" all’utilizzo per fini di ricerca di tutti gli embrioni non utilizzati per la fecondazione assistita, destinandoli ad una totale estinzione invece del loro utilizzo per la sperimentazione.

Nel 2005 un referendum promosso dalla stessa Associazione Luca Coscioni non raggiunse il quorum necessario per essere ufficialmente discusso dalle istituzioni, nonostante sull'importanza della faccenda si siano espressi autorevoli ricercatori come Giulio Cossu, ex-ordinario di Istologia all’Università di Milano e attualmente docente di "Human Stell Cell Biology" presso l'Università di Londra, il quale raccolse la sua opinione in una video-intervista inerente l'importanza della ricerca sulle cellule staminali.