Nonostante siano passati tanti anni, con la normativa previdenziale profondamente cambiata dalla legge Fornero e adesso dalle nuove disposizioni dell’attuale esecutivo Conte, alcune misure precedenti questi cambiamenti sono pianamente funzionanti. Parliamo di opzione Dini e deroghe Amato, misure previdenziali che consentono di lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia, ma con solo 15 anni di contributi e non 20 come previsto oggi. Un numero basso di contributi versati, soprattutto se si va a guardare alle ultime novità prodotte dal governo, con quota 100 che necessita di almeno 38 anni di versamenti contributivi, con opzione donna che ne prevede 35 e con l’Ape sociale che oscilla tra i 30 ed i 36 anni di contribuzione necessaria.
Il diritto alle deroga Amato o all’opzione Dini pertanto è ancora vigente perché soggetti che rispettano determinati requisiti hanno diritto ad un trattamento previdenziale basato su disposizioni vigenti all’epoca in cui furono emanati questi provvedimenti.
Le tre deroghe Amato
A chi si rivolgono le 3 deroghe Amato e come funziona questa particolare misura sono quesiti che necessitano di un approfondimento. Con la prima deroga Amato, si può andare in pensione nel 2019, con 67 anni di età e con 15 anni di contributi completati prima della fine del 1992. In pratica, occorrono 780 settimane di contribuzione, a qualsiasi titolo versata (anche volontari, figurativi, esteri, da riscatto o ricongiunzione) purché antecedenti il 1° gennaio 1993.
La misura trova applicazione per lavoratori iscritti ai Fondi Pensioni Inps, anche da lavoro autonomo ed a tutti gli ex iscritti Inpdap, Empals o Ipost. La seconda deroga riguarda i soggetti che sempre prima del 1993 (la data ufficiale è prima del 24 dicembre 1992), sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria dei versamenti di contributi.
Per rientrare in questa opportunità è necessaria solo l’autorizzazione ai contributi volontari, anche se non si è mai provveduto a versarne nemmeno uno. L’ultima deroga Amato riguarda i lavoratori che hanno carriere lavorative discontinue e frammentate. Infatti si può accedere a questa terza deroga, se il richiedente ha versato il primo contributo utile alla pensione di vecchiaia, almeno 25 anni prima della data in cui completa il requisito anagrafico.
Servono sempre almeno 15 anni di contributi dei quali almeno 10 versati per periodi inferiori all’anno, cioè per meno di 52 settimane. Le deroghe Amato prevedono l’età pensionabile della pensione di vecchiaia ordinaria, che nel 2019 è fissata a 67 anni.
Opzione contributiva
Sempre con 15 anni di contributi resta possibile sfruttare anche la cosiddetta opzione contributiva Dini. La pensione sempre a 67 anni si centra purché si posseggano meno di 18 anni di contributi totali. Inoltre è necessario che almeno 5 anni di versamenti siano successivi al 1996 ed almeno un contributo deve risultare accreditato prima del 31 dicembre 1995. La pensione in regime di opzione Dini prevede una penalizzazione di assegno ed un vincolo preciso relativo agli importi della pensione che si andrebbe a percepire.
Per quanto concerne la penalizzazione di assegno previdenziale, tutto dipende dal fatto che optando per questa deroga alla normativa vigente, si deve accettare il ricalcolo contributivo della pensione, nonostante gran parte dei periodi di lavoro ricadano nel sistema di calcolo più favorevole, il retributivo. Inoltre, per poter essere assegnata la pensione con le regole dell’opzione, occorre che l’assegno pensionistico assegnato al pensionato, sia di importo pari o superiore ad 1,2 volte l’assegno sociale Inps.