C'è un progetto in cantiere in Norvegia che potrebbe permettere l'attraversamento di circa 1.000 chilometri di costa, evitando il viaggio attuale di circa 21 ore in automobile e il cambio di addirittura sette traghetti. Il progetto è diretto dall'ingegnere italiano, Arianna Minoretti che, dopo aver lasciato l'Italia a soli 33 anni, adesso si trova a dirigere gli studi sul ponte sottomarino 'Archimede'. Secondo quanto si apprende dal quotidiano Il Mattino, infatti, il tempo di percorrenza della tratta è aggravato dal continuo alternarsi dei fiordi norvegesi, che rendono particolarmente complicato il passaggio.
Una situazione che provoca senz'altro non pochi disagi, ma che dopo anni di ricerca e di studi, il governo norvegese ha deciso di risolvere definitivamente col progetto in questione.
Il progetto del nuovo tunnel sottomarino in Norvegia: alla guida c'è un ingegnere italiano
All'interno del progetto sono previsti non solo dei viadotti e un tunnel sott'acqua scavato all'interno della roccia che sarà presto quello più profondo al mondo, ma anche il primo ponte di Archimede della storia. Si tratta di un ponte completamente sommerso nell'acqua fatto completamente di cemento e che sarà fissato a circa trenta metri sotto il livello dell'acqua. Il tunnel non poggerà sul suolo, quindi, e sara praticamente sospeso.
Un progetto ottimale per i tecnici che stanno lavorando al progetto, in quanto non va a sconvolgere il paesaggio visto che è sottomarino e allo stesso tempo riduce l'inquinamento acustico. Nonostante l'idea evidentemente positiva, questo tipo di struttura era considerata ancora un'opera difficilmente realizzabile.
Occhi vigili da parte dell'Italia che in passato aveva pensato ad una soluzione simile
Tutto questo almeno fino all'arrivo in Norvegia dell'ingegnere Arianna Minoretti che, col sostegno del suo team, è riuscita a trasformare il sogno in una realtà, rendendo il progetto realizzabile anche difronte agli occhi di altri Paesi fino ad ora piuttosto scettici.
Tra i Paesi più interessati alla questione, oltre che la Corea del Sud, ci sarebbe proprio la nostra Italia, che starebbe valutando l'eventualità. Già in passato, infatti, se ne era parlato per creare un sistema stradale nelle vicinanze del Lago di Como. Chissà, visti i problemi di circolazione sempre più gravi nella zona, che non si torni a pensare concretamente ad una soluzione alternativa come questa.