Nel centro storico di Firenze, come in quello di Pistoia e in molte altre città della Toscana, sulle mura di molti palazzi spuntano alcune particolari aperture di piccole dimensioni, chiamate "buchette del vino". Queste buche venivano utilizzate per vendere il vino direttamente dalla strada, sin dal 1600. Ad oggi sono ancora esistenti 170 "buchette del vino", di queste 145 sono situate nel centro storico di Firenze. Le buchette sono tornate in auge a causa del coronavirus. Esse furono utilizzate ampiamente, guarda caso, anche nel XVII secolo come prevenzione nei confronti di un'altra epidemia: la peste.
Le buchette del vino durante la peste
Le prime "buchette del vino" risalgono al XVII secolo, quando i commercianti di vino decisero di aprire dei buchi nelle pareti dei loro negozi, affinché potessero continuare a vendere il vino ai propri clienti, anche durante la peste.
Alcune 'buchette del vino' stanno riaprendo per il Covid-19
Un'associazione toscana ha fatto riaprire alcune "buchette del vino", pensando di soddisfare a pieno le regole per il distanziamento sociale causato dalla Covid-19. Similmente come accadeva all'epoca della peste.
La beneficenza
All'epoca le "buchette del vino" erano riservate soltanto ai palazzi dei nobili e venivano utilizzate anche per fare beneficenza: si usava lasciare nel piccolo vano cibo o vino per i più bisognosi.
'Buchetta' aperta a Firenze
Una delle "buchette del vino" da poco riaperte si trova sulla facciata di Palazzo Albizi nel Borgo omonimo al n. 66 del centro storico di Firenze.
Finestrelle o tabernacoli
Le "buchette del vino" venivano chiamate anche finestrelle, finestrini o tabernacoli. La loro grandezza permetteva di far passare attraverso l'apertura al massimo un fiaschetto di vino.