Si chiama «baby blues» (dal termine inglese «baby», cioè bambino, e «blues», parola che fa riferimento all'omonima musica e che indica uno stato di malinconia) il disturbo che si può manifestare in alcune donne a partire dai 3-4 giorni successivi al parto. Ne soffrirebbe più della metà delle neomamme.
Cosa succede dopo il parto
Secondo le statistiche circa il 70% delle donne che partoriscono manifesterebbe sintomi di lieve depressione e di malinconia nei giorni appena successivi al parto. Si parla di uno stato emotivo alterato, causato sia da un cambiamento ormonale fisiologico, sia dall'ansia che si prova nel diventare genitore.
Dopo il parto, i livelli di serotonina, estrogeni e prolattina subiscono una forte variazione, comportando instabilità emotiva, come anche i dolori del travaglio e la privazione del sonno causano stress.
I sintomi più comuni comprendono crisi di pianto immotivate, cambiamenti d'umore repentini, ansia per il futuro, nervosismo e paura di non essere una buona madre. Le ansie della neo-madre possono essere acuite se il rapporto col partner non è stabile e se il clima famigliare non è rilassato.
Il risvolto positivo del baby blues è che ha una durata breve: in media si risolve entro e non oltre i 15 giorni.
Il discorso cambia drasticamente nel caso della depressione post partum. Nonostante i primi sintomi siano simili, quando lo stato di ansia e depressione perdurano a lungo nel tempo, si parla di psicosi, nello specifico si parla di “Psicosi post-partum”.
Ne soffrono dal 7 al 12% delle neo-mamme, le quali arrivano ad avere pensieri deliranti e allucinazioni, mettendo così in pericolo loro stesse e il bambino. La depressione post-partum, se non curata, può portare la madre ad uno stato di depressione cronica che influirà anche sul resto della famiglia.
Cosa fare se si manifesta il baby blues
In caso di baby blues il primo passo è anche il più difficile: accettare di soffrire di un disturbo. Talvolta le mamme sono portate a nascondere i propri disagi per paura di essere giudicate come cattive madri, incapaci di provvedere al proprio bambino. Per questo, può accadere che la madre stessa non voglia chiedere aiuto per vergogna ed è qui che devono intervenire il partner o la famiglia in suo aiuto.
Se si ha il dubbio di soffrire di baby blues, è sempre consigliato contattare il proprio medico di famiglia, il quale indirizzerà la paziente a uno specialista che possa eventualmente prescrivere un piano terapeutico e/o sedute di psicoterapia. I farmaci possono risolvere gli squilibri ormonali e la psicoterapia aiuta la madre a gestire la propria vita, il suo rapporto col bambino e con la propria famiglia. Baby blues e depressione post-partum vanno diagnosticati il prima possibile, per non compromettere lo sviluppo di un sano legame tra mamma e figlio, noto come "bonding".
Il ministero della salute italiano considera la depressione post-partum (e in generale, tutti i disturbi delle neomamme) come problemi rilevanti della salute pubblica. Sul suo sito ufficiale il Ministero offre consigli su come riconoscere i sintomi della depressione delle neomamme e ne spiega cause e rimedi.