Si tratta di un vero giallo internazionale, di quelli che solo il mondo dell'Arte sa regalare. Se poi il protagonista è Caravaggio, autore di capolavori come "Giuditta e Oloferne" o "La decollazione di San Giovanni Battista", i riflettori sul caso si accendono al massimo della loro potenza. Al centro dell'attenzione, un olio su tela dal titolo "L'incoronazione di spine", all'incanto presso la casa d'aste Ansorena di Madrid. Attribuita a un seguace di Josè Ribera, noto in Italia come lo Spagnoletto, l'opera era pronta per essere venduta lo scorso 8 aprile.
Base d'asta, 1500 euro: valutazione, secondo alcuni, in ogni caso troppo bassa per un quadro del XVII Secolo, quale che sia il suo stato di conservazione.
Primi dubbi e pareri discordanti
Nei canonici giorni di esposizione che precedono ogni battuta d'asta, diversi occhi si posano meditabondi sull'Ecce Homo. Con questa definizione, nell'arte, si identifica una scultura o un dipinto che raffigura l'immagine del Cristo flagellato e incoronato di spine. E diversi sono gli occhi che, in questo particolare Ecce Homo, scorgono un Caravaggio. Intorno al quadro, di proprietà privata e sconosciuta al pubblico, prende vita un tam tam internazionale.
Le ipotesi in campo sono diverse e ben discordanti. Secondo l'autorevole parere di Massimo Pulini, si tratterebbe del noto Ecce Homo che Caravaggio avrebbe realizzato per il cosiddetto 'concorso Massimi' del 1605.
Sappiamo però che esiste già una omonima tela nelle collezioni della Galleria Civica di Genova. Il Merisi compose allora due Ecce Homo? Probabilmente, no. Pulini ritiene che l'opera ospitata a palazzo Bianco, riconosciuta come un Caravaggio nel 1954, sia in realtà un lavoro di scuola caravaggesca; il suo autore potrebbe essere un fiammingo operante in Sicilia nella prima metà del '600.
Di diversa idea è invece Cristina Terzaghi, dell'Università Roma Tre. Fra i primi a poter studiare il quadro, la docente ipotizza che l'opera sia invece attribuibile al periodo napoletano di Caravaggio. Questo, anche sulla base di un inventario del 1657 che raccoglie le opere di proprietà di Garcia Avellaneda, allora viceré di Napoli.
Proprio in questo documento sarebbe citato un Ecce Homo del Caravaggio, leggermente superiore per dimensioni rispetto al dipinto finito all'asta. Ad appoggiare tale ipotesi anche Stefano Causa, dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Fra quelli che attribuiscono l'opera al Merisi, vi è poi chi parla di una origine siciliana. La studiosa Valentina Certo, ad esempio, intravede delle coincidenze con un quadro trafugato dalla collezione del castello di Roccavaldina.
La Spagna blocca l'esportazione
A fronte di tante ipotesi, per ora, un'unica certezza: il ministero della Cultura spagnolo ha dichiarato il quadro non esportabile. Non sarà così semplice e immediato il processo che porterà gli studiosi a svelare l'arcano.
Intanto, la vicenda dell'Ecce Homo di Madrid, è una occasione imperdibile per godere, tutti noi, della indiscutibile ventata di bellezza offerta da quello che resta, in ogni caso, un mirabile dipinto.