L'allattamento al seno fa bene alle mamme ed ai bambini: questa evidenza si arricchisce ogni giorno di più di conferme. L'ultima in ordine di tempo arriva dal prestigioso The Lancet, che in data 29 gennaio ha pubblicato una meta-analisi internazionale su migliaia di donne e bimbi in ben 164 paesi del mondo. I risultati dello studio, finanziato dallaWellcome Trust britannique edalla fondazione Bill e Melinda Gates, sono numeri sorprendenti: la pratica permetterebbe di salvare oltre 800 mila vite in un anno (oltre che di risparmiare 300 miliardi di dollari).
Vediamo insieme perchè.
I numeri
L'allattamento al seno, spiegalo studio,è in grado di ridurredel 36% le morti di bambinida SIDS (le cosiddette "morti bianche")e del 58% i casi di entercolite necrotizzante, gravepatologia che colpisce soprattutto i neonati prematuri. Permetterebbe inoltre di prevenire malattie che si manifestano a distanza di tempo, quali l'obesità infantile. Tra gli altri benefici citati dalla testata britannica, la protezione dalle infezioni e la maggiore intelligenza degli allattati al seno. Ma il latte materno non fa bene solo ai bambini: sarebbe infatti in grado di prevenire annualmente ben 20 mila casi di morte per tumore al seno tra le mamme. Tutto questo, seppur con ovvie distinzioni geografiche,vale sia per i paesi industrializzati che per quelli poveri.
Prospettive e raccomandazioni OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità da anniconduce una propria campagna a favore dell'allattamento al seno, che secondo le linee guida dell'organismo dovrebbe essere esclusivo fino ai 6 mesi del neonato, prevalente fino all'anno di età, e in ogni caso raccomandato fino ai 2 anni e oltre.L'obiettivo dell'Oms è far salire del 50% entro il 2025 il tasso di bimbi allattati al seno.
In che modo? L'idea è quella di una politica sanitaria mirata a livello mondiale, su un duplice fronte: da una parte sarà necessario porre limitazioni al mercato del latte artificiale (una valida alternativa nei casi in cui il latte materno non sia sufficiente, al centro però di pratiche di abuso soprattutto ultimamente), dall'altra si va nella direzione di nuove leggi che permettano alla madre lavoratrice una nuova conciliazione tra impiego e famiglia, con tempi più lunghi a casa con il bambino (si parla secondo indiscrezioni di almeno 6 mesi). Si tratta ancora solo di dichiarazioni programmatiche, si vedrà nel tempo se esse si tramuteranno in azioni concrete.