La permanenza forzata a casa in tempo di emergenza sanitaria sta evidenziando in modo eclatante il problema della violenza domestica e assistita, fenomeno in costante crescita che riguarda in particolar modo le donne e i bambini. Infatti, la convivenza più stretta con il maltrattante, di solito uomo, oggi imposta in modo ancora più accentuato dalla situazione sanitaria, è causa di maggior rischio violenza, per la forzata condivisione degli spazi e l’impossibilità da parte della vittima di avere momenti d’indipendenza.

Per violenza domestica s’intende qualsiasi forma di abuso o maltrattamento rivolto alla parte più fragile del nucleo familiare (di solito la donna) che si può esprimere a livello fisico, sociale o emotivo con soprusi e abusi di vario tipo e grado.

Se durante i maltrattamenti sono presenti anche i figli, si parla di violenza assistita: situazione per la quale i bambini nutrono un grave senso di colpa e d'impotenza nei confronti della violenza domestica alla madre e che, come afferma Save the Children, influisce in maniera determinante sulla crescita.

Le misure contro la violenza domestica messe in atto dal governo

A fronte del dilagare della violenza domestica e assistita, le misure attuate dal governo vanno in due direzioni, come indicava nel 2019 l'onorevole Valeria Valente del PD, presidente della Commissione Femminicidio del Senato: “Uno stanziamento di 3 milioni di euro per sostenere le case rifugio e la garanzia che non si sospenda l’iter di allontanamento immediato dalla casa familiare per l’autore della violenza”.

L'impegno della senatrice si è concretizzato ulteriormente attraverso una successiva proposta, che auspica sia approvata nel prossimo provvedimento: lo stanziamento di 5 milioni di euro in aiuto delle donne per la costruzione di un percorso di autonomia che garantisca loro l’indipendenza economica.

Cosa si può fare in caso di violenza domestica e a chi rivolgersi

Il primo fra tutti è il numero nazionale antiviolenza donna 1522, che è il riferimento nazionale per tutte le necessità. Fortemente rilanciato dalla senatrice Valente, è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni, copre tutto il territorio nazionale ed è gratuito, sia dalla rete fissa sia da quella mobile, con la possibilità di ricezione delle chiamate in diverse lingue.

Da questo numero si possono ricevere informazioni per essere eventualmente indirizzati verso servizi socio assistenziali pubblici o privati.

Oltre a questo servizio espressamente dedicato, chiaramente le forze dell’ordine e il pronto intervento al 112 sono sempre attivi e disponibili.

Esistono anche delle strutture presenti su tutto il territorio italiano cui si può accedere direttamente: sono i centri antiviolenza. Qui è offerta consulenza, assistenza legale e psicologica e rifugio per donne e bambini vittime di violenza domestica e assistita in totale riservatezza e mantenendo sempre l’anonimato del richiedente.

È possibile però contattare i centri antiviolenza anche attraverso una segnalazione esterna

La permanenza in casa delle vittime diminuisce fortemente la possibilità di prendere contatti telefonici, e ancor più di recarsi direttamente in un centro antiviolenza, causa la presenza constante del maltrattante. Inoltre, le relazioni esterne da parte della vittima, che di solito sono le uniche ad assicurare la possibilità di comunicazione, sono notevolmente diminuite oltre che spesso controllate.

Questo è un fattore addotto come causa della diminuzione delle segnalazioni in alcune zone d’Italia. A questo proposito, infatti il magistrato della procura di Milano Maria Letizia Mannella, ha affermato che "dall’inizio dell’emergenza coronavirus è stata rilevata una diminuzione delle denunce per maltrattamenti” e si suppone sia proprio questa la motivazione sottostante.

Le segnalazioni comunque possono essere fatte. Save The Children informa che si possono contattare gli aiuti anche per interposta persona. Infatti, altri possono chiamare le forze dell'ordine al posto della vittima in modo indipendente, segnalando casi di violenza. In questo modo “ognuno può aiutare una donna vittima di violenza domestica e i suoi figli o figlie vittime di violenza assistita”.