Esiste una forte discordanza a oggi tra domanda e offerta di lavoro: una parte della colpa è da attribuire all'attuale momento di crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, che porta come conseguenza immediata una minore disponibilità da parte delle imprese ad assumere nuovo personale. Esistono anche altri problemi, da non sottovalutare, che affrontati nella giusta maniera potrebbero fortemente ridurre il numero di giovani disoccupati. Andando ad analizzare a fondo la situazione, innanzitutto si può evidenziare la presenza tra i giovani di due poli opposti: da una parte quello delle occupazioni manuali, e dall'altra parte i laureati, con laurea magistrale o del vecchio ordinamento.

Sono stati analizzati i dati riguardanti le assunzioni da parte delle imprese, attraverso un'indagine di Confartigianato e una di Fondimpresa del Veneto: i risultati evidenziano determinate professioni che non trovano personale disposto all'impiego; dalle statistiche risulta che i mestieri i quali non trovano la giusta considerazione da parte dei giovani sono principalmente: idraulici, elettricisti, pavimentatori, carpentieri, meccanici, parrucchieri, sarti, modellisti, tagliatori artigianali, calzolai, e così via. La lista potrebbe ulteriormente ingrandirsi.

Alla base di ciò stanno determinati fattori: a una parte il problema consiste in una disorganizzazione delle istituzioni (scuole, comuni, Stato) che non informano esaustivamente e non indirizzano al meglio i ragazzi, dall'altra il problema sta nei giovani stessi che presentano poca voglia di fare e di prendere iniziativa, cullandosi nella speranza di trovare il tanto desiderato "posto fisso".

E' così che di conseguenza il tasso di disoccupazione giovanile aumenta sempre più considerevolmente.

Far fronte a una situazione del genere non è semplice. In primo luogo lavoratori e datori di lavoro dovrebbero avere la possibilità di possedere strumenti più efficaci per venirsi incontro reciprocamente e i giovani dovrebbero avere il diritto e il dovere di essere informati al meglio; sarebbe necessario che ogni comunità si attrezzasse di scuole professionali all'interno delle quali siano insegnati gli "antichi mestieri", realizzando percorsi misti tra scuola e lavoro, stage, e altro ancora.

In secondo luogo le famiglie dovrebbero aiutare i figli a fare scelte più razionali e consapevoli, permettendogli così di orientarsi verso un impiego futuro anziché esclusivamente in direzione dei propri sogni, per evitare di trovarsi completamente fuori dal mercato del lavoro.

E' necessario guardare in faccia la dura realtà: uno dei primi passi da fare per costruire una vita più dignitosa è accettare il lavoro che c'è, evitare di fare gli "schizzinosi" e avere il coraggio di voltare pagina, se richiesto.