E’notizia di pochi giorni or sono: il Giappone è tornato a crescere. La spiralerecessiva, che durava da più di vent’anni sembra esser, ormai, un bruttoricordo. Il Sol Levante fiorisce come un ciliegio, di fronte ad un + 22%dell’Indice Nikkei 225 (su base annuale) ed un Pil che colora di rosa ogni outlook,segnando un bel + 2%. Risultati sbalorditivi da vera tigre asiatica. Ma lemisure adottate sono state forti. E coraggiose, possiamo aggiungere.

Ma cerchiamo di ricostruire la storia economicagiapponese, dell’ultimo trentennio. A Tokyo, negli anni ’80, la crisi cominciòcon una fortissima bolla immobiliare che investì, non solo il settore del realestate, ma trascinò a picco anche tutto il mondo finanziario.

Le bancheconcessero innumerevoli prestiti a tassiinfimi, a condizioni di rischio inusitate, e i fiumi di liquidità “viziata”dettero il via a feroci manovre di speculazione. Tutto perse valore: gliimmobili, i titoli e lo yen. Bastipensare che l’indice Nikkei diminuì più del 60%, in meno di due anni.

Allora, agli inizi degli anni ’90, si corse airipari. Il governo nipponico reagì con una dura politica pubblica di austerity.Il risultato fu un lungo periodo di deflazione e recessione. La caduta del Pildi altri sei punti percentuali spinse i governi, succedutisi al potere, atentare ogni manovra possibile pur di uscire da quella che, nel frattempo, siera trasformata in vera e propria stagnazione.

Ed effettivamente, con unincremento della spesa pubblica, l’economia cominciò a segnalare i primi timidispiragli di ripresa. Ma con la crisi finanziaria internazionale del 2008, lasituazione precipitò ancora.

Dunque, il governo eletto nel dicembre 2012,presieduto da Shinzo Abe, passò alle maniere forti. Tre, i punti cardine dellanuova strategia nipponica: una politica monetaria ancora più espansiva chemirasse ad un obiettivo di inflazione programmata del 2%; l’avvio di un’importantemanovra di spesa pubblica, per complessivi 10,3 trilioni di yen, ed infine, unaaggressiva iniezione di liquidità, attuata dalla Bank of Japan pochi mesi fa,che aumentasse la base monetaria, ad un passo annuale di circa 60-70 miliardi diyen.

I fiori di pesco hanno cominciato a germogliare.Sì, perché, quest’anno, la primavera ha colorato, non solo gli elegantigiardini giapponesi, ma anche l’intero sistema economico. Nonostante unostraordinario livello di indebitamento dell’ordine del 200% del Pil, il Sol Levanteha ripreso a crescere. Il mercato azionario compie un forte rally, ladisoccupazione cala del 4,1% e la spesa delle famiglie aumenta del 5,2 %.

Forse, le misure espansive adottate, sia nellapolitica monetaria, sia nell’aumento della spesa infrastrutturale, possonoinsegnare molto al Vecchio Continente che, tanto continua a coprirsi gli occhi,con il baluardo asettico e stantio dell’austerity. Forse, per risollevare lesorti europee, si può prendere spunto dalla nuova primavera giapponese: ingentiinvestimenti pubblici, diminuzione del controllo sui livelli di indebitamentonazionali, aumento dei livelli di occupazione e nuove misure di quantitativeeasing. Insomma, forse, dal Giappone, possiamo importare lezioni di economia efinanza, oltre ai bellissimi fiori di pesco, naturalmente.

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