Il 31 luglio 2013 oltre sei milioni di persone saranno chiamate a votare alle Elezioni politiche in Zimbabwe, stato dell'Africa meridionale, chiamato Rhodesia al tempo del colonialismo. Si fronteggeranno l'ottantanovenne Robert Gabriel Mugabe, detentore di un potere pressoché dittatoriale da oltre trent'anni e leader del principale partito, lo Zanu-Pf, e Morgan Tsvangirai, a capo del MDC (Movimento per il cambiamento democratico).

Il timore di brogli elettorali e di violenze contro i sostenitori dei partiti di opposizione è alto, anche alla luce di quanto avvenne del 2005 e del 2008.

Nel 2008, in particolare, i sostenitori di Tsvangirai furono oggetto di brutali violenze, tanto che il leader del MCD, per placare un clima da guerra civile, acconsentì di entrare in un governo di unità nazionale come primo ministro, mentre Mugabe conservò la carica di presidente. In pratica, però, Mugabe e i gerarchi del Zanu-Pf mantennero il potere effettivo e la possibile azione riformistica e liberale di Tsvangirai fu completamente bloccata.

 Anche se finora le violenze sono state contenute, specie rispetto a cinque anni fa, la preoccupazione rimane alta, soprattutto in relazione a possibili brogli. In un momento in cui l'attenzione della comunità internazionale è concentrata sulla Siria e sul Medio Oriente, la situazione dello Zimbabwe rischia di passare inosservata.

Solamente la SADC (South African Developtment Community) e il Sudafrica, potenza regionale, potrebbero intervenire in caso di vittoria con brogli e violenze da parte di Mugabe, da anni "persona non gradita" nell'Unione Europea e negli Stati Uniti.

I primi due giorni di votazioni speciali per militari, poliziotti e funzionari pubblici non fanno sperare bene.

Il 14 e 15 luglio, infatti, molti elettori sono stati in coda ai seggi per due giorni, senza poter infine votare a causa della mancanza di schede elettorali. La gravissima situazione economica e finanziaria del Paese, inoltre, aggrava il contesto di mancanza di libertà e democrazia: la commissione elettorale dello Zimbabwe non ha abbastanza soldi per organizzare in modo idoneo delle elezioni.

La situazione degli ultimi anni ha aggravato ulteriormente le finanze dello Zimbabwe: disoccupazione, inflazione alle stelle, fattorie e campi gestiti male, epidemie si aggiungono a una impellente necessità di riforme in senso democratico.