In nessun altro paese esiste un legame di un'intensità così corrosiva tra debito e crescita come in Grecia. Due anni dopo la ristrutturazione del debito, grazie all'emissione di un prestito obbligazionario quinquennale con un interesse pari al 4,95 per cento e ad un'attività di governo favorevole alle richieste dei mercati, il paese sembra aver intrapreso la strada della crescita. La bozza sul bilancio preventivo del 2014, presentata il 7 ottobre, prevede per il prossimo anno una crescita pari allo 0,6 % del PIL, cosicché dopo 6 anni di recessione il paese possa finalmente uscire dalla crisi.

Il documento, per quanto possa ancora considerarsi una bozza - la versione definitiva verrà presentata a novembre - è stato accolto con un po' di scetticismo. L'economia greca ha subito infatti, dal 2008 al 2010, una contrazione del 23% ed è ancora dipendente dai prestiti dell'Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.

L'interesse degli investitori esteri nell'iniettare capitale nel paese ellenico è stato infatti sostenuto dalle previsioni di un alto rendimento e dalle probabilità che il prestito obbligazionario a breve termine potesse essere pagato prima di un moratoria sul pagamento degli interessi alla fine degli otto anni di durata dello stesso, piuttosto che sulla visione di un miglioramento della situazione greca nel lungo termine.

I dati incerti sulla stabilizzazione della crescita e del debito nel lungo periodo, presto costringeranno il governo greco a varare riforme in vista di un'ulteriore riduzione del debito sostanziale. Il debito pubblico greco, anche dopo la ristrutturazione, è pari a circa il 175 per cento del PIL e, in condizioni di scarsa crescita, il FMI vede pochi o nessun miglioramento per il prossimo decennio.

La Grecia non è sola. In tutta Europa, il debito è elevato o in ogni caso crescente, ed i poco rassicuranti "Stress Test" pubblicati qualche giorno fa dalla Banca centrale europea, evidenziano il bisogno di costi aggiuntivi per rassicurare e ripulire il sistema bancario.

In ultima analisi, la responsabilità di rinsaldare i bilanci delle imprese e delle banche cadrà nuovamente sui governi nazionali, i quali difficilmente potranno garantire politiche adeguate.

In pochi mesi, l'attenzione degli investitori potrebbe nuovamente spostarsi sulla insostenibilità dei livelli di debito attuali, scoraggiando ogni speranza di ripresa sia nel breve che nel lungo periodo.