Dopo la sentenza della Corte Costituzionale (la n. 70/2015), che ha dichiarato nulla la tanto vituperata legge Fornero che bloccava gli scatti di rivalutazione annua delle Pensioni superiori ai 1.400 € mensili, il governo Renzi ha adottato proprio ieri, in Consiglio dei Ministri, una bozza di decreto legge che attende solo l'esame finale della Ragioneria generale dello Stato prima di essere portata alla firma del Capo dello Stato.
L'esecutivo, come noto, ha adottato una soluzione di compromesso rispetto a quella che sarebbe dovuta discendere dall'applicazione letterale della pronuncia della Consulta che, se effettivamente applicata, avrebbe determinato una spesa monstre pari ad almeno 18 miliardi di euro, mettendo in serio rischio la tenuta dei conti pubblici.
Alla fine il governo ha optato per una soluzione più soft, con un impegno finanziario pari a 2 miliardi e 180 milioni, pronti a soddisfare le esigenze di una platea composta di 3,7 milioni di pensionati. La somma impegnata non dovrebbe comportare conseguenze in termini di tenuta del rapporto deficit/Pil né necessitare di una manovra aggiuntiva come di un'applicazione delle clausole - tipo aumento dell'Iva e aumento delle accise sui carburanti - che risulterebbero odiose.
L'architettura del provvedimento del governo, comunque, pur avendo il merito di evitare salassi a danno delle casse dello Stato, non è per questo esente da censure, in quanto soddisfa solo parzialmente le prescrizione della Corte Costituzionale.
C'è da attendersi parecchi ricorsi da parte dei tanti esclusi dal dl pensioni.
Cosa prevede il decreto
Il decreto del governo prevede una scala progressiva avente come modello quella vigente dal 2014. Le basi di riferimento dei rimborsi sono i trattamenti minimi del 2012 e la quota di rivalutazione scende fino ad azzerarsi sopra la soglia dei 2.886 € lordi.
Il rimborso una tantum avrà inoltre due tappe aggiuntive: una con il recupero del 20% sul maturato nel periodo 2014-15, la seconda con il recupero del 50% per il 2016. I benefici maggiori saranno per le pensioni lorde pari a fine 2011 a 1.900 € lordi, cui andranno 833,10 € ed a quella lorda di 1.850 € mensili, cui verranno riconosciuti 811,20 €.
I meno avvantaggiati saranno invece i portatori di redditi più alti: ai percettori di pensioni pari ad € 37.050 lordi (mensile € 2.850) andranno € 331,50. Nulla alle pensioni di € 37.700 lordi (mensile € 2.900).