Dopo le novità riguardanti il mese di aprile, contenute nel Rapporto mensile del Ministero del lavoro ed illustrate la settimana scorsa da Laura Della Pasqua ("Aumentano i contratti stabili ma l'occupazione non cresce", 26 maggio 2015, Il Tempo.it), sono ora arrivati i dati dell'Istat. Il tasso percentuale di disoccupazione indica, fra tutte le persone in età lavorativa (da 15 a 74 anni), quante dichiarano di essere in cerca di lavoro: i dati sulla disoccupazione sono seguiti perché offrono indicazioni sulla congiuntura economica, influendo sul dibattito politico.
La disoccupazione giovanile riguarda le persone da 15 a 24 anni.
Ad aprile la disoccupazione diminuisce al 12,4% (era previsto 12,8%) ed il periodo negativo sembra terminato: ricordiamo che a marzo era risultata al 13% (dato adesso rivisto al 12,6%). Gli occupati sono in aumento dello 0,7% (+159.000) rispetto a marzo e la disoccupazione giovanile scende al 40,9%.
I dati dell'intera Unione Europea sono sempre migliori di quelli dell'eurozona
L'ufficio di statistica dell'Unione Europea, Eurostat, nella sua stima "flash", ha pubblicato i tassi di disoccupazione riscontrati nei 28 Paesi membri. Nell'elaborazione delle statistiche sulla disoccupazione, l'ufficio europeo si basa sulla definizione internazionale stabilita dall'ILO (International Labour Organization) ed i rilevamenti sono effettuati con la "European Union Labour Force Serve (LFS)", un'indagine effettuata in 33 nazioni.
Area dell'euro: scendono sia il tasso di disoccupazione (11,1%) che quello giovanile (22,3%). Nell'intera UE (28 paesi) la disoccupazione è più bassa (9,7%), quella giovanile scende al 20,7%. Eurostat ha anche reso noti gli ultimi dati disponibili dei Paesi membri, qui ordinati in due gruppi, a seconda dell'appartenenza o meno all'area della moneta unica:
- Stati dell'UE che hanno adottato l'euro: Germania (4,7%), Austria, Lussemburgo e Malta al 5,7%), Estonia (6,1%), Paesi Bassi (7,0%), Belgio (8,5%), Lituania (8,9%), Slovenia (9,3%), Finlandia (9,4%), Irlanda e Lettonia al 9,7%, Francia (10,5%), Slovacchia (12,1%), Italia (12,4%), Portogallo (13,0%), Cipro (15,6%), Spagna (22,7%) e Grecia (25,4%).
- Stati dell'UE che mantengono la propria valuta: Regno Unito (5,4%), Repubblica Ceca (5,9%), Danimarca (6,3%), Romania (6,9%), Ungheria (7,3%), Svezia (7,7%), Polonia (7,9%), Bulgaria (10,1%) e Croazia (17,5%).
Squilibri esistenti nell'UE aggravati
È necessario guardare con attenzione i tassi di disoccupazione giovanile, distinguendo le nazioni dell'Unione che hanno conseguito i risultati migliori, da quelle nelle quali si sono registrati quelli peggiori.
La Germania riesce a soddisfare le richieste dei giovani, ottenendo il risultato migliore: 7,2%. Seguono Austria e Danimarca al 10,1%.
Come visto, in Italia la disoccupazione giovanile scende al 40,9% (era 43,1% a marzo e 42,8% a febbraio). Gli ultimi dati disponibili per la Croazia indicano 45,5% nel primo trimestre del 2015.
Il risultati peggiori restano quelli registrati in Spagna (49,6%) e Grecia (50,1% a febbraio). Queste fortissime differenze (percentuali 6 o 7 volte superiori) non possono che confermare il fallimento di tutte le politiche create per facilitare l'accesso dei giovani al lavoro ed inaspriscono le disarmonie presenti nell'UE. Ormai non sono più rinviabili le riforme sollecitate anche dal Presidente della BCE.