La controversa vicenda del salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti rende urgente la riforma del settore creditizio. Da settimane sono le Banche di credito cooperativo a subire le pressioni congiunte di governo, Banca d’Italia e Banca centrale europea perché si riformino.

Un progetto sul quale si aprirà, intanto, una prima valutazione sarà presentato a gennaio al Senato da Alessandro Azzi, il presidente di Federcasse, l’associazione nazionale che raggruppa 371 Bcc e 4450 filiali, che rappresentano il 14,6 per cento del mercato italiano del credito.

L’obiettivo è di aggregarle per formare uno dei più grossi e solidi gruppi bancari delle Penisola sul modello del francese Credit Agricole, come ha preannunciato il premier Matteo Renzi. In proposito il governo sembra intenzionato a presentare un decreto legge. Non è ancora chiaro quale procedura sarà seguita: tutte le Bcc potrebbero confluire in un soggetto oppure in più aggregazioni medio-grandi.

Riforma urgente

Il dibattito è vivo tra gli operatori, ma secondo Carmelo Barbagallo, responsabile delle vigilanza di Bankitalia, citato dal quotidiano francese Les Echos, l’importante è che la riforma sia attuata con urgenza. È opinione ormai diffusa che l’aggregazione delle Bcc potrebbe contribuire a risanare un segmento che ha sofferto particolarmente con l’ultima crisi, con numerosi istituti bancari messi sotto osservazione da Bankitalia.

Dopo il salvataggio di Carichieti, Carife, Banca Marche e Banca dell’Etruria si vocifera che almeno altri dieci istituti siano in difficoltà. Tuttavia Federcasse difende la propria struttura. Secondo l’associazione, le Bcc sono solide, patrimonializzate e con un proprio sistema di protezione. L’invito, nel pieno delle polemiche per il decreto salva-banche, è quello di evitare l’equazione banche locali sinonimo di banche fragili.

La difesa

Federcasse ricorda che Bcc e Casse rurali hanno un patrimonio di sistema di 20,5 miliardi di euro, cresciuto dell’1,3 per cento nell’ultimo anno. L’organismo presieduto da Azzi sottolinea che ogni singola Bcc è parte di una rete che ha consentito, quando necessario, di risolvere internamente senza alcun contributo pubblico le situazioni più critiche.

Inoltre gli strumenti di tutela dei quali il credito cooperativo si è dotato (Fondi di garanzia degli obbligazionisti, Fondo di garanzia dei depositanti, Fondo di garanzia istituzionale) hanno permesso ai clienti di non subire alcun danno. Federcasse ricorda ancora che le Bcc esistono da 120 anni, sono espressione di centinai di comunità che hanno diritto a gestire le proprie risorse organizzando in forma mutualistica. Non solo i grandi gruppi bancari, insomma, sono affidabili sul risparmio. La stessa associazione sottolinea che le Bcc hanno contribuito a elaborare in pochi mesi una proposta di riforma moderna e innovativa, condivisa con la vigilanza che attende dall’estate di essere trasformata in legge.

Federcasse, infine, stigmatizza gli atteggiamenti nei confronti di chi sostiene che le Bcc siano troppe e che vogliano giocare a fare i piccoli banchieri.

Ma il punto di non ritorno è superato: l’aggregazione delle Bcc è solo questione di tempo.