La recente crisi finanziaria del 2007, la Grande Depressione del 1929, la crisi finanziaria ed economica americana ed europea del 1873, la recessione americana del 1819: sono solo alcune delle più gravi e note crisi che hanno sconvolto il mondo negli ultimi secoli. Nel corso degli ultimi 300 anni, infatti, si contano più di 40 crisi (dei mercati azionari, finanziarie, economiche, valutarie, fiscali) che hanno imperversato in ogni parte del globo e fatto crollare sistemi economici più e più volte, con una media di circa una ogni 7 anni. Gli Stati Uniti, sebbene abbiano il sistema finanziario ed economico più avanzato del mondo, detengono il primato assoluto del numero di crisi subite in tutta la storia: ben 26!
Nonostante risulti parecchio complesso inquadrare ed elencare tutte le reali cause di una recessione, si può ad ogni modo rendere evidente un meccanismo che ha accomunato un gran numero di eventi economici simili nella storia moderna del capitalismo. L'economista statunitense Hyman Minsky è riuscito a spiegare questo meccanismo standard che sembra ripetersi nella storia economica, che ha preso il nome di boom and bust cycle (ciclo di espansione e contrazione).
L'idea di fondo è molto semplice: secondo Minsky, l'uomo tende per sua natura a sovra reagire alle fasi del ciclo economico. Dunque in un periodo di boom c'è euforia e la gente è portata a sottovalutare i rischi delle proprie decisioni; viceversa in un periodo di recessione c'è panico e il rischio viene sopravalutato.
La struttura finanziaria di un'economia capitalistica diventa sempre più fragile nelle fasi espansive del ciclo:le imprese, ottenendo ampi margini di guadagno e intravedendo elevate prospettive di profitto, nel voler realizzare tutti i loro progetti si indebitano in misura sempre crescente; tuttavia, prese dall'euforia del momento si sovraespongono a rischi maggiori di quelli che effettivamente potrebbero sostenere.
Ciò le porta a dover rinunciare a ulteriori investimenti e magari a dover vendere parte del loro patrimonio per ripagare i debiti eccessivi. Questo innesca una spirale in cui i prezzi delle attività si riducono drasticamente e le banche diventano meno propense a erogare prestiti, vista la fragilità delle imprese: si avvia una fase di panico e l'economia va in recessione.
Questo meccanismo è ancora più evidente quando ad essere colpiti sono i mercati finanziari: una crisi di debito (che è proprio quella che tutt'oggi viviamo) è molto più pesante e ha dei risvolti di lungo periodo che richiedono elevati sforzi per uscirne.
Ecco come le nostre stesse aspettative, su cui basiamo le nostre decisioni economiche (da consumatori, da investitori, da imprenditori) spesso sono regolate da impulsi istintivi e mere percezioni che, a livello aggregato, determinano la tendenza di lungo periodo di un sistema economico.