Il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, il cosiddetto Tusmar, vieta il superamento dei tetti di controllo: in maniera specifica le imprese di comunicazioni elettroniche che già hanno una quota superiore al 40 per cento, nel mercato italiano, non possono conseguire ricavi superiori al 10 per cento del Sic, che è il Sistema integrato delle comunicazioni, editoria, radio, televisione. È quanto evidenzia L'Agcom, che è soggetto di controllo delle norme anticoncentrazione nell'ambito dei mercati delle comunicazioni, dopo quanto sta avvenendo nei mercati azionari, dove sono in corso operazioni che stanno polarizzando l'attenzione generale non solo a livello nazionale.

In un dettagliato comunicato stampa, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si sofferma sui "tetti anticoncentrazione", che nei mercati del mondo della comunicazione riguardano motivi d'interesse che vanno oltre il particolare, dal pluralismo alla pubblica utilità e alla concorrenza, e i diritti fondamentali del singolo cittadino, l'accesso alla grande rete, internet, e all'informazione.

L'analisi dei dati

Gli stessi "tetti anticoncentrazione" costituiscono parte della normativa nazionale degli Stati dell'Unione europea. Da un'analisi sui dati dell'anno scorso, Telecom Italia è il principale operatore nel contesto delle comunicazioni elettroniche, con il 44,7 per cento della quota nel mercato delle telecomunicazioni.

L'azionista di maggioranza di Telecom Italia è il gruppo Vivendi, con il 24,6 per cento del capitale sociale. Nel documento dell'Agcom si legge anche che la società Mediaset, che opera nel settore dell'editoria e dei media, "raggiunge nel 2015 una quota del 13,3 per cento del Sic". L'azionista di maggioranza di Mediaset è Fininvest, con una quota del capitale sociale di poco inferiore al 35 per cento.

Dai dati emerge che "operazioni volte a concentrare il controllo delle due società potrebbero essere vietate".

Verso l’acqusizione delle informazioni “rilevanti” sull’operazione

L'Agcom annuncia che acquisirà al più presto le informazioni "rilevanti" relative all'operazione in atto, monitorandone gli effetti e per verificare che sia rispettata tutta la normativa vigente, con un'attenta analisi non soltanto di natura giuridica, anche economica.

La posizione dell'Agcom si registra alla fine della giornata di ieri, dopo che in Borsa erano già scattate le "prese di beneficio" sul titolo Mediaset, come vengono definite in un gergo strettamente tecnico. Lo stesso titolo si era scaldato ultimamente passando da 2,7 a 3,8 euro nel volgere di pochi giorni. Dopo un balzo del genere, si è avuta netta l'impressione che diversi investitori preferissero cedere la stessa azione, portando a casa un'ottima plusvalenza. Intanto, Vivendi, il cui primo azionista è Vincent Bolloré, è salita al 20 per cento del capitale di Mediaset: il pacchetto francese, almeno sulla carta, è più che sufficiente per chiedere la convocazione di un'assemblea e, dunque, la relativa rappresentanza nel Consiglio d'amministrazione. La scalata di Vivendi è stata considerevole, dal 3 per cento al 12,32 dei giornate precedenti, e potrebbe continuare.