Una indagine dell'Istituto Toniolo di Torino mette alla luce quelli che sono i problemi che continuano ad affliggere il nostro paese. Secondo la ricerca effettuata su un campione di oltre seimila ragazzi compresi tra i diciotto e i trentadue anni, gli ostacoli maggiori che ritarderebbero l'uscita da casa dei nostri giovani sarebbero il precariato, i bassi salari e la difficoltà a trovare lavoro. I documenti del Rapporto Giovani, realizzato dall'Istituto Toniolo con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della fondazione Cariplo fotografa una condizione disastrosa per i giovani italiani che nel 70% dei casi hanno riscontrato nell'attuale situazione economica le difficoltà maggiori e gli ostacolo principali per staccarsi dal proprio nucleo familiare.

Chi sono i più penalizzati?

La categoria più penalizzata sembra essere quella dei giovani inattivi che non sono impegnati in percorsi di studi e che non hanno un impiego. Per loro, nell'80% dei casi il lavoro e la situazione economica del paese sono stati le principali cause della mancata uscita da casa dei genitori. Altra categoria che esce male dal rapporto è quella formata dai lavoratori con contratti di lavoro a tempo indeterminato, per loro nel 79% dei casi l'insicurezza legata al rinnovo contrattuale è stata la causa che più ha inciso.

Bassi salari e precariato causa della scarsa fecondità

Come se non bastasse, il precariato e i bassi salari legati alle incertezze del contratto a tempo indeterminato hanno costretto i giovani a ritardare l'uscita da casa e la conseguente formazione di nuovi nuclei famigliari favorendo l'abbassamento delle nascite tra i giovani under 30. Tutto ciò si proietta sul reale stato di salute del paese e su un ritardo dei processi innovativi che non fanno che aumentare il divario tra l'Italia e il resto d'Europa e dei paesi occidentali.

Le soft skills maggiore tra i laureati

Un altro aspetto fondamentale su cui si sofferma il Rapporto dell'Istituto Tonioli quello delle soft skills, le famose competenze trasversali che favoriscono risposte positive nei vari ambienti organizzativi e che sono ritenute essenziali in ambito lavorativo ( il problem solving e la capacità di relazionarsi ad esempio rientrano tra le soft skills). Secondo il Rapporto la consapevolezza di aver appreso tali competenze viene percepita maggiormente tra i laureati(63%). Più bassa la percentuale tra i diplomati ( 55%) e tra chi è in possesso della sola licenza media (50%)