Il consiglio direttivo della Banca centrale europea, presieduto da Mario Draghi, ha approvato all'unanimità una raccomandazione destinata al Consiglio e al Parlamento dell'Unione Europea, per chiedere una modifica allo statuto della stessa Bce in modo da consentire all'istituto di vigilare sulle cosiddette "società di clearing" che operano all'estero ma utilizzando l'euro quale valuta.

Cosa sono le clearing house

Si tratta di società che gestiscono le cosiddette "camere di compensazione" e offrono garanzie a chi opera sui mercati finanziari, sia per operazioni di acquisto che di vendita, assumendosi i rischi in caso di insolvenza di una delle parti.

Logicamente questi servizi sono soggetti a "fee" che possono raggiungere volumi significativi, così come è significativo il volume di queste compensazioni concentrato su Londra: nella capitale britannica è attivo il 99% del volume europeo di camere di compensazione, per un importo pari a circa 130mia miliardi di euro, riferiti a tutti i settori speculativi, dai derivati ai futures.

Le richieste della Bce

Con la prevista uscita dell'Inghilterra dall'Unione europea, le camere di compensazione londinesi che operano (e continueranno a operare) in euro non saranno più soggette ai vincoli previsti dalle normative comunitarie: per questa ragione, la Bce tramite la sua raccomandazione ha chiesto una modifica all'articolo 22 del proprio statuto, quindi di poter continuare a vigilare anche dopo l'attuazione della Brexit.

La ragione è fin troppo chiara: la Bce vuole continuare un'attività di monitoraggio che permette di controllare tutti i rischi collegati con le attività di clearing che potrebbero avere conseguenze sulla stabilità dell'euro.

Il possibile arrivo delle società specializzate Usa

Se la Bce vuole mantenere -se non aumentare- il proprio controllo, le clearing house londinesi sono di parere contrario, forti di una sentenza della Corte di Giustizia Ue che nel 2015 ha espresso parere favorevole alle società di clearing.

Il rischio è che in questa contesa tra Londra e Unione Europea possa arrivare il classico 'terzo incomodo': le società specializzate statunitensi, che da un lato assolverebbero alla richiesta della Bce di incrementare le transazioni soggette a clearing per garantire una maggior tutela degli operatori, e dall'altro sarebbero completamente esentate dal rispetto delle normative previste dall'Unione europea. Con la Bce che perderebbe la gestione del pallino.