Innovazione, infrastrutture e capitale umano quali fattori determinanti nel processo di localizzazione ed attrazione delle realtà imprenditoriali. È stato presentato ieri pomeriggio, all'Auditorium della LIUC, uno studio sulla competitività delle imprese presenti sul territorio lombardo.

Il lavoro condotto dalla Business School dell'Università Carlo Cattaneo, con il sostegno di UBI Banca, ha evidenziato come, all'interno della Lombardia, possano convivere realtà imprenditoriali magari geograficamente vicine ma, a volte, del tutto lontane in termini di risultati ottenuti.

Ne è emerso, infatti, uno spaccato in cui sono le zone della fascia pedemontana (comprendente le province di Milano, Monza e Brescia) a registrare le migliori performance. Invece quelle situate nell'area prealpina e a sud, non hanno ottenuto gli stessi risultati delle loro omologhe.

Una Lombardia che si presenta, dunque, a tre velocità, con le aree alpina e prealpina maggiormente indiziate, in futuro, a vivere una ripresa più marcata, mentre quelle meridionali impiegheranno più tempo per scrollarsi di dosso la crisi. Moderati dal Rettore della LIUC Federico Visconti, i lavori sono iniziati con i saluti del presidente dell'Ateneo, Michele Graglia, che ha evidenziato come "quella di quest'anno è una ricerca particolarmente interessante, soprattutto perché abbiamo delineato dei parametri per definire attrattivi ed attraenti i territori che fanno parte della nostra regione".

"Per la nostra banca - ha osservato Luca Gotti, direttore della macro area territoriale di Bergamo e della Lombardia della UBI Banca - è importante un rapporto come questo, perché ci permette di entrare nella progettualità sviluppata dalle imprese nella nostra attività di supporto ad esse rivolta. Una banca è buona, solida e valida nel momento in cui abbraccia il territorio e le sue potenzialità.

Abbiamo sì raggiunto una dimensione nazionale, senza dimenticarci però concretamente del rapporto con i territori. L'evoluzione dell'industria 4.0 riguarda pure gli investimenti sulle persone e, sotto questo punto di vista, sarà l'Università a creare ed a preparare le persone 4.0, valorizzando le loro qualità economiche ed imprenditoriali".

Ma con quali parametri è stato condotto questo lavoro? "Tutta l'indagine - ha esordito Michele Graglia - si basa su una rilevante serie di informazioni statistiche tratte da un lavoro precedentemente fatto con "Eupolis Lombardia" e "100% Lombardia", che è una piattaforma di dati trasversali rilevati su base comunale che solo noi abbiamo a disposizione. In autunno sposteremo la nostra attenzione rispetto al territorio, dalle imprese al mercato del lavoro, sino a completare il quadro con il rapporto fra i cittadini ed il territorio".

L'analisi si è poi focalizzata sull'attrattività generale di impresa

In particolare su quelle del settore secondario (il manifatturiero), il terziario commerciale ed il turistico, che rappresentano oltre un terzo delle imprese lombarde.

"L'obiettivo del nostro studio - ha evidenziato Andrea Venegoni del Centro Sviluppo nel presentare i dati - è stato quello di capire quali siano stati i fattori che a livello territoriale abbiano favorito la localizzazione delle imprese, mappando i territori in veri e propri cluster in cui si sono maggiormente concentrati. Questo è molto importante per le imprese del manifatturiero, perché capire le aree più ricettive può divenire di fondamentale importanza ai fini della loro pianificazione strategica e dei processi decisionali. Oltre che per le istituzioni, dal momento che consente di capire i fattori che sono alla base dello sviluppo di un territorio. Siamo partiti da dati micro, sia in termini geografici che in termini di specificità tematiche, ponendo la nostra attenzione in particolare su sei sub-fattori.

Abbiamo individuato, nello specifico, tre macro-aree, ovvero quella di Milano e la sua provincia, la fascia pedemontana - compresa una parte della provincia di Sondrio - e quella che si trova all'altezza del Po con le province di Lodi, Pavia, Mantova e Cremona. Dal punto di vista di localizzazione geografica, la crisi ha favorito la polarizzazione nella catalizzazione delle attività imprenditoriali nelle aree più densamente abitate, ed in particolare le aree di Milano, Brescia, la Brianza ed anche Varese. Pur esistendo all'interno di questa macroarea anche delle zone di crisi. Volendo soffermare la nostra attenzione sulle province di Varese e di Bergamo notiamo come Saronno, Busto Arsizio, Gallarate e la Malpensa siano quelle maggiormente attraenti nei processi di localizzazione delle imprese, mentre nella bergamasca, l'area della Bassa Val Seriana e quella ad ovest segnalano buoni risultati.

Viceversa è agli estremi, ovvero nelle province di Mantova e Sondrio, che abbiamo rilevato i risultati meno favorevoli. I fattori determinanti nel successo sono il capitale umano che, se di alto profilo, è decisivo, seguito dalla dotazione di patrimonio e ricchezza. Infine anche la tecnologia, unita alla capacità di un territorio di essere pronto alle esportazioni ed ai processi di internazionalizzazione, può fare la differenza".

I dati che hanno evidenziato il buon funzionamento del turismo culturale

Soprattutto nelle aree di Milano (quale riflesso dell'Expo del 2015) ed in quelle tradizionali del Garda e della Valtellina il trend, nel 2015 - preso quale anno di riferimento - si è mostrato particolarmente positivo.

"Oltre a queste aree che tradizionalmente sono quelle maggiormente trainanti nella nostra regione - ha confermato Venegoni - un dato particolarmente interessante è quello relativo al Lago Maggiore nel territorio di Varese, così come la vasta area compresa fra le province di Mantova e Brescia che presenta grossi margini di crescita. I fattori trainanti nell'attrattività delle imprese sono la presenza di infrastrutture che nell'area pedemontana e nella provincia di Milano che diventano determinanti, insieme al capitale umano. Per Varese e Bergamo, il reddito percepito dagli abitanti di queste aree ha invece giocato un ruolo decisivo, dal momento che è assai probabile che i capitali prodotti vengano poi reinvestiti sul territorio.

Su quella che sarà la prospettiva a medio-lungo termine, i risultati anche stavolta evidenziano dati in chiaro scuro. "Le previsioni parlano, nei prossimi 5 anni, di un certo consolidamento che va visto positivamente dopo anni ed anni di turbolenze, secondo quelle che poi sono le previsioni del Fondo Monetario Internazionale. Questa stabilità prospettica potrà permettere - ha quindi concluso Venegoni - una pianificazione sicuramente più tranquilla, in particolare per la fascia Nord della nostra regione che è senz'altro facilitata per la sua facilità di accesso ai mercati internazionali".