Nell'anticipo della decima giornata di campionato, la Red October Cantù rialza la testa facendo suo il sentitissimo derby con la Openjobmetis varese al termine di una partita prima dominata per due quarti.

E poi clamorosamente riaperta nel finale, quando i padroni di casa hanno fallito diverse opportunità per impattare, prima di alzare definitivamente bandiera bianca.

A nulla è servita la straordinaria prova di Maynor (top-scorer della serata con 32 punti) per evitare una sconfitta tutto sommato meritata, alla luce di quanto si è visto nei 40' di gioco in cui i biancoblù sono quasi sempre stati avanti nel punteggio.

Una delle chiavi di lettura del match, è stata la facilità irrisoria con cui Pilepic e Waters hanno fatto breccia, sin dalle primissime battute, nella difesa di burro varesina che nei primi due quarti ha concesso troppi tiri facili.

Quale logica conseguenza di tutto questo, Cantù costruiva un vantaggio che era il fedele ritratto di una superiorità e di una reattività sotto le plance a dir poco imbarazzanti. Il primo quarto si concludeva con gli ospiti avanti 28-20 e con l'impressione di due squadre che palesavano tutte le proprie difficoltà. Non cambiava il canovaccio nemmeno nel secondo quarto, ed erano anzi sempre i brianzoli a menare la danza, al cospetto di un avversario che non abbozzava neppure una minima reazione.

Non era un caso che al suonare della sirena di metà gara, il punteggio sul tabellone dicesse 38-58, in un palazzetto letteralmente ammutolito e spazientito dal torpore nel quale erano caduti i biancorossi.

Quando, ad inizio terzo quarto, Cantù con Johnson dalla lunetta raggiungeva il suo massimo vantaggio (38-63 al 23') sembrava davvero essere finita.

Poi, a conferma che il Basket è uno sport pazzo e che nei derby fra Varese e Cantù non c'è mai nulla di banale e scontato, ecco che accadeva l'imponderabile.

Maynor suonava la carica, colpendo da tutte le pozioni e, come per incanto, Varese si ritrovava. I padroni di casa recuperavano punti e palloni in maniera impressionante ed il parzialone di 31-8 con cui si portavano sul -2 alla fine del terzo quarto, riapriva i giochi.

Le due squadre nell'ultimo quarto si fronteggiavano, con Varese che addirittura con una tripla di Avramovic rimetteva per qualche istante il muso avanti. Si giocava, naturalmente punto a punto e nella fase cruciale sul 74-76, i biancorossi buttavano al vento diverse occasioni per impattare, se non addirittura sorpassare i canturini, in evidente stato confusionale. Eyenga sbagliava due tiri liberi, ma erano troppi i palloni persi in malo modo dai padroni di casa. Cantù, sull'orlo del precipizio, ringraziava e con Waters e Johnson riusciva a realizzare i punti che le permettevano di gestire le fasi finali con una ritrovata tranquillità e di portare a casa un successo che rianima una classifica a dir poco asfittica.

Oltre che regalare tanto morale e la possibilità di tornare a lottare per i playoff in un momento della stagione resosi particolarmente complicato all'indomani dell'esonero di Kurtinaitis.

Prosegue invece il momento-no di Varese sempre più invischiata nei bassifondi della classifica, e duramente contestata a fine partita, sia all'interno (con una sonora bordata di fischi) che all'esterno del palazzetto dove la frangia più calda della tifoseria ha fatto esplodere diversi petardi ed acceso fumogeni, intonando cori contro la società ed i giocatori. Rei non soltanto di non essersi impegnati a sufficienza, in quella che probabilmente è la gara più sentita della stagione, a causa della storica rivalità con Cantù.

Ma anche e sopratutto di continuare a fornire prestazioni prive di quel carattere che a questo punto occorre tirare fuori al più presto, onde evitare guai anche peggiori.