In una società ed una economia basati sulle conoscenze, Ricerca e innovazione sono le parole chiavi per assicurarsi un minimo di successo competitivo. Pertanto quanto è stato annunciato dalla ministra Fedeli rappresenta un elemento di incoraggiamento per una economia che stenta a ripartire. E comunque è sempre in coda ad altri Paesi europei con una economia paragonabile alla nostra ma con tassi di crescita decisamente superiori.

Interessati dodici settori

La parola chiave è “cluster”, letteralmente grappolo, ovvero settori tecnologici su cui investire in innovazione.

Sono complessivamente dodici: otto sono già definite 1) fabbrica intelligente; 2) chimica verde; 3) scienze della vita; 4) mobilità e trasporti; 5) agrifood; 6) aerospazio; 7) smart communities; 8) tecnologie per gli ambienti di vita. A questi si aggiungono altri quattro, attualmente in via di costituzione: 9) made in Italy; 10) blue growth; 11) energia e 12) beni culturali o “cultural heritage”.

Certo 500 milioni – che derivano da un “fondo” non speso da parte dell’Istituto italiano di tecnologia (ITT) di Genova - non sono tanti ma rappresentano certamente un segnale di incoraggiamento. Come dire, una boccata di ossigeno con 250 milioni destinati a finanziare progetti di ricerca nelle aree di interesse dei 12 cluster, e 250 milioni destinati all’assunzione di mille ricercatori, con un potenziamento dei PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) destinato agli atenei.

La distribuzione del fondo non sarà equa. Solo il 50% sarà destinato a tutte le aree mentre il restante sarà riservato ad alcuni settori di maggiore interesse: Salute, industria 4.0, alimentazione e aerospazio.

Ogni progetto, a cui potranno partecipare in forma aggregata – enti pubblici e privati – fino ad un massimo di dieci, potranno ricevere un contributo tra 1 e 5 milioni di euro.

Una particolare attenzione sarà riservata al sostegno per la ricerca e l’innovazione nel Mezzogiorno.

Un mondo diviso in Cluster

Istituiti nel 2012, i cosiddetti cluster tecnologici sono la struttura alla base del Programma Nazionale per la Ricerca (PNR). In origine erano otto, ora - come abbiamo detto - sono arrivati a dodici e rappresentano l’articolazione entro cui il Governo organizza i programmi di finanziamento destinati ad incentivare imprese, università, istituzioni di ricerca pubbliche e private.

Un insieme che rappresenta la visione evolutiva del Sistema Paese. E’ quanto ha dichiarato la ministra Fedeli, a margine di una iniziativa in Regione Lazio: “Noi puntiamo concretamente ad una società della conoscenza, e ad una economia della conoscenza, che vuol dire investire sulla digitalizzazione di prodotti e di processi e quindi sui cluster tecnologici". E aggiunge: “il bando da 500 milioni di euro sui cluster tecnologici che lancerò entro il mese di luglio, è un altro degli elementi che completa l'idea che con la tecnologia si innova l'insieme dei sistemi d'istruzione, di formazione e di economia”.

Non ci resta quindi che attendere questa nuova “economia della conoscenza” che si prospetta al nostro orizzonte, sperando che abbia una ricaduta positiva per l’intera collettività e il sistema Paese.