Sullo stato di salute finanziario attuale del Milan sono stati espressi parecchi dubbi dalla stampa sportiva ed ecomomica. Di certo la società ha dei debiti e la nuova proprietà cinese ha usufruito di oltre 300 milioni di euro per concludere la compravendita con il gruppo presieduto da Silvio Berlusconi, prestati dal Fondo Elliott. Sulla società pesava la spada di Damocle di un debito da saldare entro il 2018. Ora però la proprietà avrebbe dato mandato alla BGB Weston, con sede a Londra, per rifinanziare il prestito e sarebbe stato scelto come istituto di credito la Highbridge Capital Management.
Gli interessi in questo caso sarebbero più alti, ma i tempi più lunghi consentono al Milan di respirare: il passivo, infatti, andrebbe saldato entro il 2023. Highbridge è un fondo con sede centrale negli Stati Uniti, ma possiede parecchi uffici in Cina.
La 'proprietà oscura'
Ma proprio dagli Stati Uniti un autorevole organo di stampa come il New York Times solleva parecchi dubbi, non sull'operazione finanziaria appena descritta, ma direttamente sul nuovo patron rossonero. L'imprenditore cinese LI Yonghong, infatti, risulterebbe praticamente sconosciuto al mondo dell'alta finanza. "Nessuno aveva sentito parlare di lui, non solo in Italia - scrive il NYT - ma anche in Cina, dove non era mai stato nominato in una delle liste delle persone più ricche del suo Paese ed anche il suo 'impero minerario' è conosciuto a malapena nel circoli di settore".
Ma l'affare è stato comunque concluso, Li ha acquistato il Milan mettendo sul piatto 860 milioni di dollari: in termini di cifre è l'affare più colossale mai concluso all'estero da un imprenditore cinese in ambito calcistico. Per il NYT però questa compravendita è "l'emblema di una serie di affari cinesi poco chiari". Il quotidiano newyorkese rincara la dose, citando l'operazione di rifinanziamento che abbiamo già descritto, ma sostenendo anche che "documenti aziendali cinesi dimostrerebbero come l'impero minerario in questione non è proprietà del signor Li e che, nel corso di una recente visita agli uffcii della società di riferimento, questi sono risultati vuoti con un cartello sulla porta dove il proprietario sosteneva il mancato pagamento dell'affitto".
Insomma, una serie di dichiarazioni molto pesanti che però contrastano con quanto arriva da Milano. Un portavoce del Milan ha infatti sottolineato che il controllo delle aziende di Li è stato verificato dai legali e dalle banche coinvolte nell'affare. Anche questo viene citato nell'articolo, insieme ad un'altra affermazione che alimenta ulteriori sospetti. Secondo il cronista che conduce l'inchiesta, infatti, le miniere in questione "hanno cambiato quattro proprietà soltanto nel 2016, secondo i registri cinesi".