Tutti i maggiori titoli bancari, da Unicredit a San Paolo Intesa, stanno vivendo in queste ore una fase di rialzi dei propri corsi azionari alla Borsa di Milano. E questo può essere chiaramente ascritto alle dichiarazioni del Presidente della BCE, Mario Draghi, sui nuovi requisiti di capitale che andranno in vigore, e questa è già una notizia, non più dal 2019, ma addirittura dal 2022. Ma i nuovi requisiti e la loro tempistica di attuazione avranno un effetto fondamentale nella propensione al credito delle banche e, quindi, sulla crescita economica di famiglie e imprese.
Vediamo, quindi, cosa prevedono i nuovi requisiti, conosciuti come Basilea 4 dal nome della città dove risiede il Comitato della banca Centrale Europea che ha provveduto a redigerli.
Cosa prevede il nuovo accordo
Mario Draghi ha voluto scherzosamente definire i nuovi accordi "Basilea end game", cioè "Basilea fine dei giochi" per indicare che si è giunti, finalmente, a conclusione di un lungo periodo di revisione delle regole. Gli aspetti salienti di questo nuovo accordo vanno a toccare, almeno, 6 aree differenti che, in modo diretto o indiretto, vanno ad incidere sulla capacità degli operatori, siano essi famiglie o imprese, di accedere più facilmente al mercato del credito.
Le principali novità introdotte
Il GHOS, Gruppo dei Governatori e dei Capi della Vigilanza delle principali banche centrali, ha, in primo luogo, stabilito un livello base di capitale che gli istituti sono obbligati a vincolare in base alle loro attività rischiose. Questo output floor è stato fissato nella percentuale del 72,5% e rappresenta una giusta via di mezzo tra le percentuali calcolate con il cosiddetto "metodo standardizzato" e i singoli modelli interni ai vari istituti di credito.
In pratica, viene stabilito che i requisiti dei vari modelli interni non devono mai, comunque, essere inferiori al 72,5% di quello richiesto dal modello standard. L'applicazione di questa soglia sarà, però, graduale a partire dal 50%nel 2022 progressivamente fino appunto al 72,5% del 2027. Di conseguenza, e questa è una buona notizia per le banche e per chi richiede un prestito, gli istituti di credito avranno, effettivamente, 10 anni per adeguarsi ai nuovi standard.
E' stata prevista anche un'armonizzazione dei pesi attribuiti ai vari componenti del capitale di rischio all'interno dei bilanci delle banche europee. Viene semplificata la procedura di calcolo dei rischi operativi. Comunque, questo non inciderà sulla ponderazione dei Titoli di Stato che non sarà modificata e sulla quale, invece, era temuta una stratta, sopratutto in Italia. In effetti, come hanno fatto notare diversi analisti la nuova regolamentazione è meno stringente di quanto si pensava. Questo inciderà anche sulla contabilizzazione delle sofferenze future, i nuovi Non Performing Loans, permettendo, lo ribadiamo, un più facile accesso al credito.