La compagnia ferroviaria rivale di Trenitalia per eccellenza non è più italiana: NTV-Italo, infatti, è stata acquistata da alcuni azionisti della Grande Mela. I soldi arrivano direttamente dal fondo Usa Global Infrastructures Partners e la cifra a cui è stata ceduta la società è pari a quasi 2 miliardi di euro (per l'esattezza sono 1,98 miliardi). Inoltre, nella proposta avanzata dagli azionisti c'è anche il totale passaggio dei 400 milioni di debito da parte di Italo.

I soci della compagnia ferroviaria sono rimasti chiusi in un'aula per cinque ore per discutere di quanto stava accadendo e alla fine la "patata bollente" è passata in mano agli azionisti, che verso le ore 23 di ieri hanno rilasciato il verdetto finale.

La scadenza originaria proposta dagli americani era segnata per le ore 17, ma i soci non sapevano che fare, se accettare l'offerta o proseguire con le azioni in borsa.

Italo cambia proprietà, ma i dipendenti continuano a scioperare

Ad Italo bisogna dare il merito dei viaggi a basso costo. Prima della sua fondazione, i viaggi su rotaie erano affidati esclusivamente a Trenitalia. A causa del "monopolio" sui viaggi extraregionali, i prezzi relativi ai treni dell'alta velocità, ma anche per agli Intercity erano molto cari. Questo effetto è andato a ridursi dopo la creazione da parte di Montezemolo della nuova società. I prezzi hanno subito dei ribassi quasi impensabili per l'epoca. I biglietti arrivavano a costare anche il 50% in meno, nonostante Trenitalia fosse sempre un po' più cara rispetto alla società di Montezemolo.

Ora, però, bisogna guardare al futuro. Questa compravendita avrò un forte impatto in borsa, a Piazza Affari. Con la nuova gestione, bisognerà vedere come saranno gestiti i prezzi dei biglietti e la qualità complessiva del servizio di trasporti.

Più critica, invece, è la situazione dei dipendenti. Nell'arco dei mesi scorsi ci sono stati molti scioperi e questo mese non sarà da meno con un paio di date in cui non saranno garantite alcune tratte per i pendolari.

Il disagio viene creato perché ai dipendenti non verrebbero rispettati a pieno i contratti e i riconoscimenti per i premi di produzione arriverebbero a singhiozzi, o addirittura solo ad alcuni lavoratori.

D'altronde, 400 milioni di debiti da parte della società non sono pochi e la nuova gestione punta il 110% delle sue forze per riportare il marchio in alto, al punto da accettare anche il passaggio dell'intestatario dei debiti.