Secondo le indiscrezioni finora trapelate i pilastri del nuovo piano pluriennale di Intesa SanPaolo saranno, da un lato la riduzione dei costi e un drastico ridimensionamento dei NPL, dall'altro un ulteriore progresso verso l'attività di asset management puntando sulle assicurazioni e il risparmio gestito.

Molta attenzione verrà posta agli interventi sui crediti deteriorati, anche in considerazione delle recenti indicazioni fornite dai vertici della BCE in tema di maggiori accantonamenti e future ispezioni su queste attività. L'ipotesi di una partnership con intrum Justitia che dovrebbe portare alla dismissione di un portafoglio NPL da 10 miliardi e alla spin off del 50% della piattaforma di credit management rimane allo stadio di trattativa.

La riduzione dei NPL

Le sofferenze dovrebbero valere ad oggi circa 35 miliardi su un totale di 54 miliardi di crediti deteriorati e, secondo gli analisti di Bank of America, la riduzione di 10 miliardi potrebbe non avere impatti sul conto economico in virtù dell'applicazione dei nuovi principi contabili internazionali noti come IFRS9. In assenza di dettagli sul prezzo di trasferimento le ipotesi più accreditate si attestano su una riduzione del buffer patrimoniale nell'ordine di 2-2,5 miliardi. L'impatto sarebbe limitato al CET1 che ad oggi si colloca al 13% e arriverà a 13,4% a regime: valori più elevati rispetto ai livelli minimi Srep che indicano 9.33% a regime e 8,145% nel periodo transitorio.

A ridurre parzialmente questo effetto andrebbero i proventi dalla dismissione del 50% della piattaforma di recupero per un importo che potrebbe collocarsi tra 500m e 1 miliardo, utilizzando come benchmark di riferimento analoghe strutture come doBank e Cerved Credit Management. Secondo quanto riportato dal sole 24 ore nelle trattative per la piattaforma oltre a Intrum Justitia ci sarbbe anche il conglomerato cinese Cefc.

La trasformazione in asset manager

Secondo gli analisti di Citi è possibile attendersi un aumento redditività interna nell'ordine di 150 punti base all'anno calcolati sul capitale prima del dividendo e questo obbiettivo dovrebbe essere raggiunto da un lato con la riduzione dei costi, con un obbiettivo di cost/income ratio del 42% nel 2021 (oggi è al 54%) e dall'altro con aumento dei ricavi ottenuto proseguendo sul tred di migrazione delle masse gestite dal risparmio amministrato a quello gestito.

Sul fronte di costi si segnalano l'incorporazione di Banco Napoli e delle banche del territorio, l'ottimizzazione nell'asset management e il piano di riduzione di filiali e dipendenti concordato con i sindacati. Sul fronte ricavi la spinta verrà dalle attività delle divisioni di wealth management del gruppo Fideuram, Eurizon e Intesa Private banking e dalle assicurazioni con Intesa Vita.

Per riassumere, la strategia con la quale Intesa Sanpaolo punta a difendere il propri primato nel sistema bancario italiano si fonda sulla trasformazione industriale da banca retail a società di asset management recuperando redidtività mediante una drastica riduzione dei costi e dei crediti deteriorati.