La disoccupazione dei giovani di oggi potrebbe creare significativi problemi alle future Pensioni, soprattutto riguardo l’età per cui si potrà uscire. Sarà infatti difficile per molti raggiungere quei raggiungere quei requisiti minimi che oggi sono richiesti secondo la legge Fornero. A lanciare l’allarme è il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulle pagine del Corriere della sera. Secondo il vertice dell’Ente previdenziale, infatti, ad essere maggiormente a rischio sono tutti quei giovani nati dopo il 1980, ovvero quelli che ad oggi hanno meno di 38 anni.

Secondo Boeri questi “ragazzi” degli anni 80 non raggiungeranno i requisiti necessari a 70 anni, ma neanche negli anni successivi. Occorreranno, come minimo, altri cinque anni per poter vedere la pensione, raggiungendo una età di ben 75 anni. L’Istituto previdenziale ha promosso uno studio proprio sulla generazione nata nel 1980 che Tito Boeri considera “indicativa”. I soggetti presi come riferimento sono i dipendenti del settore privato, ma anche artigiani, autonomi e piccoli imprenditori. Dallo studio Inps è emerso come la situazione contributiva di questi elementi sia altamente traballante. “C'è molta discontinuità nel versamento dei contributi con periodo di vuoto anche di due anni”. Questo secondo il Presidente Inps è dovuto principalmente ai periodi di disoccupazione che questi giovani hanno subito.

Ma questo vuoto contributivo fa si che l’età per il raggiungimento della pensione slitti fino ai 75 anni.

Tito Boeri: 'Flessibilità necessaria'

“Non voglio creare un clima di allarmismo né spaventare troppo chi è nato dopo gli anni 80 - ha continuato Boeri sul Corriere - bensì vorrei sensibilizzare sull’importanza di una continuità nel versamento dei contributi".

Il presidente dell’Inps si è rivolto, inoltre, a chi dovrà formare il nuovo governo affinché si faccia quanto prima una riforma per rendere maggiormente flessibile l’età pensionistica e i requisiti necessari per avere la pensione. “Gli italiani hanno bisogno di una riforma al più presto e non tra 5 anni - ha infatti spiegato Tito Boeri - bisogna immediatamente studiare una uscita più flessibile soprattutto per questi lavoratori”.

Nello studio compiuto dall’Ente previdenziale, infatti, sono state prese in considerazione due tipologie di impresa, quelle che hanno avuto lavoratori bloccati dalla riforma 2011 e quelle che invece non state coinvolte dalla riforma. Si è visto che le prime hanno potuto effettuare meno assunzioni penalizzando in maniera significativa i più giovani proprio perché non ha potuto “mandare in pensione” i più anziani. “Dato l’alto numero di disoccupati tra i giovani tra i giovani - ha quindi precisato Boeri - rischiamo di avere intere generazioni nella povertà a qualsiasi età. Abbiamo invece bisogno che proprio i giovani lavorino, perché sono loro ad investire, e far circolare moneta, a spendere e a pagare quelle tasse che serviranno per pagare le future pensioni. Bisogna quindi cercare di fare questa riforma nel più breve tempo possibile” ha concluso il Presidente.