Questo giovedì 12 aprile in una libreria del quartiere romano di San Lorenzo si è svolta la presentazione del libro "La sinistra che verrà", curato da Giuliano Battiston e Giulio Marcon, edito da Minimum Fax, su cui hanno scritto ventidue autorevoli studiosi italiani e internazionali. All'evento di presentazione era presente Maurizio Landini, membro della segreteria nazionale della Cgil. Anche Blasting News era presente. Ecco le parti salienti di quello che ha detto.

Landini: 'Lavoro sia strumento per realizzarsi e cambiare la propria condizione'

Landini ha esordito parlando di temi economici, dicendo: "La piena occupazione deve essere un obiettivo anche perché il punto di fondo è che il lavoro rimane l'elemento decisivo. Io credo che, anzi, ancora prima viene la persona e come stanno le persone: il lavoro non è solo quello che ti dà da vivere ma è quello che ti permette di realizzarti ed entrare in relazione con gli altri. Attraverso il lavoro si deve poter cambiare la propria condizione, per diventare delle persone che non solo vivono del proprio lavoro ma che attraverso esso riescono ad essere davvero libere. Fra i vari motivi che mi portano a dire oggi la sinistra nelle sue espressioni praticamente non c'è più è il fatto che non si è assunta il tema di rappresentare i lavoro i suoi diritti e le sue libertà".

Poi Landini ha proseguito: "Guardando dalla mia esperienza sindacale, posso dire che un livello di competizione fra le persone che devono lavorare per vivere come oggi non l'ho mai visto. I due diritti fondamentali che si sono ottenuti nel Novecento sono essenzialmente quello di sciopero e quello di potersi organizzare collettivamente: guardando questo sotto la prospettiva odierna, mai il lavoro è stato tanto diviso, frantumato e precario".

Landini: 'Sinistra, una storia finita: viene percepita da chi lavora come la causa dei propri problemi'

Landini è anche entrato nel merito della crisi della sinistra politica: "La parola sinistra forse per tanti di noi può avere un significato, ma se la vogliamo dire tutta, in Italia come in Francia e in Germania, sono state proprio le forze politiche che si definivano di sinistra ad aver determinato la condizione di precarietà che c'è adesso.

Quando Renzi diceva che la cosa più sinistra che ha fatto è il Jobs Act, poi non doveva stupirsi se allora tanti non si sono sentiti più di sinistra. Io penso che le varie forme con cui la sinistra si è rappresentata, e ci metto dentro il comunismo, il socialismo e la socialdemocrazia, hanno tutte esaurito la propria spinta propulsiva: mi pare che sia una storia finita. Perché bene o male tutte queste storie, che si richiamano alla sinistra, oggi dalle persone che lavorano non sono considerate come la soluzione ai problemi problemi ma anzi una delle cause dei loro problemi".

'La CGIL per nuovo Statuto dei diritti; cambieremo statuto per far iscrivere al sindacato anche lavoratori autonomi'

L'ex segretario generale della FIOM ha poi proseguito: "Chi ha parlato con le persone comuni prima delle elezioni non può stupirsi se il PD non è arrivato al 20% e invece M5S e Lega hanno preso un sacco di voti.

Basti vedere cosa è successo in regioni storicamente a sinistra come la Toscana (dove la Lega in 5 anni è passata da 17 mila voti a 350 mila voti) o nella mia Emilia-Romagna il primo partito è il M5S e il centrodestra può prendere molti sindaci e governi locali. Il punto è insomma se ripartiamo dalle condizioni materiali delle persone e se il lavoro torna a essere un elemento di rappresentanza politica. La CGIL coi suoi limiti è riuscita comunque a depositare in Parlamento una proposta di legge per fare un nuovo Statuto dei Diritti di tutti i lavoratori, per cambiare tutte le leggi sul lavoro che sono state fatte dal Pacchetto Treu in avanti. Noi diciamo come primo punto che i diritti non devono essere legati al tipo di rapporto di lavoro che si ha, ma al fatto di essere una persona che lavora indipendentemente dal contratto e dalla forma di subordinazione.

Dentro la CGIL questo è un punto importante. A tal proposito nel nostro congresso imminente stiamo discutendo di cambiare il nostro statuto per fare in modo che l'iscrizione al sindacato possa farla non solo chi è assunto a tempo indeterminato, ma anche chi ha altre forme di lavoro come quello autonomo. Il tema è infatti quello di riunificare i diritti di tutte le persone che lavorano".

Landini: 'Trasformare questo modello sociale e dare rappresentanza a chi lavora; paese vuole cambiamento'

Landini ha poi aggiunto: "La sinistra sui temi economici e sociali, non solo ha fatto le stesse cose della destra, ma anzi ha realizzato leggi che la destra non era mai riuscita a fare. Il punto però è che oggi non esistono più i luoghi in cui le persone possano riunirsi per organizzare un'azione collettiva: le persone quando hanno un problema si trovano da sole e non sanno dove andare, da questo punto di vista non ha agito la sinistra ma lo ha saputo fare qualcun altro.

(...) E' venuta meno l'idea di poter trasformare questo modello sociale, cosa che caratterizzava storicamente la sinistra. Lo dico perché il processo in atto, anche sul piano sindacale, porta alla messa in discussione dell'esistenza stessa dei contratti nazionali di lavoro. Occorre allargare quindi la nostra rappresentanza per far sì che lo strumento contrattuale tuteli tutti quelli che partecipano alla produzione. Non serve che ci siano 400-500 contratti nazionali di lavoro, ma serve che essi siano ridotti: chi fa lo stesso lavoro deve avere gli stessi diritti. Se non si ricompone questa unità sociale si fa difficoltà a farlo anche sul piano politico".

Landini ha chiuso, dicendo: "Chi pensa che la sinistra abbia avuto una semplice sconfitta elettorale dice una sciocchezza.

Dentro il voto del 4 marzo c'è stata una domanda di cambiamento, che può piacere o meno, e pur con diversità al suo interno. Così come è sciocco dire che al sud hanno votato M5S per avere il sussidio, vi è stato invece un elemento di esclusione dalla rappresentanza per milioni di persone in questi ultimi anni. Noi come sindacato possiamo contribuire a ricostruire una cultura della politica senza sostituirci ad essa. Per rimettere al centro il tema del lavoro e del diritti, se le persone non hanno la possibilità di essere soggetti protagonisti, allora emerge il leaderismo, come avvenuto fin troppo negli ultimi venti anni".