Si fa sempre più complicato il vertice dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, organizzato per semplificare l'incontro con i capi di stato di Charlevoix. L'ultima manovra dell'amministrazione Trump riguardo ai dazi ha creato malcontenti anche all'interno del governo statunitense. Anche la Politica liberale canadese portata avanti da Justin Trudeau rischia di essere minacciata. Tutto questo perché di fatto non ci sono accordi quasi su nulla: niente sul commercio, niente sul clima, niente sull'Iran. Il prossimo G7 con i capi di stato rischia di essere un flop, evitabile solo con l'intervento degli sherpa che cercheranno sempre un'intesa che ormai attendono da anni.

Le politiche economiche di Trump potrebbero essere disastrose per il commercio globale

La politica dell'America First di Trump sta facendo danni ingenti inasprendo anche il dialogo con il resto dei paesi. Il direttore del FMI (Fondo Monetario Internazionale) Christine Lagarde, afferma che saranno i poveri e i meno abbienti che pagheranno il prezzo più alto se il commercio verrà distrutto e invita la società civile e le aziende ad alzare la voce. Gli scambi commerciali, dopotutto, sono alla base della crescita mondiale e fermarli o ostacolarli rischia di avere delle ripercussioni negative sulla ripresa, che sta avvenendo a rilento nonostante debiti pubblici e privati. Gli stessi timori sul commercio li ha mostrati il governatore della FED (Federal Reserve System) Lael Brainard, il quale afferma che se da un lato le prospettive di crescita americane restano positive, dall'altro non sono comunque immuni a rischi che arrivano dall'oltreoceano e che potrebbero condizionare anche la politica monetaria della stessa FED.

Anche l'Italia nel mirino degli economisti

A questo punto Brainard ha puntato il dito verso l'Italia, affermando che gli sviluppi politici italiani potrebbero compromettere una crescita globale sincronizzata, rimarcando sulla necessità di aumentare gradualmente i tassi di interesse da parte della FED. Di recente il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha avuto un incontro bilaterale con il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz.

L'incontro è durato a malapena 40 minuti, ma si è concentrato sui dazi imposti dagli Stati Uniti sull'acciaio e l'alluminio all'Unione Europea, Canada e Giappone. Scholz ha espresso preoccupazioni riguardo il debito americano e il tema bollente dell'Iran, evidenziando che l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare con Teheran potrebbe avere dei risvolti preoccupanti anche per l'Europa.

I dazi, a detta di Scholz, sono sbagliati e illegali perché vanno contro le regole fissate dalla comunità internazionale e per questo motivo l'Unione Europea reagirà in maniera forte e intelligente. Il discorso poi, però, è ricaduto sull'Italia e a questo punto Mnuchin è intervenuto spiegando che non è preoccupato della situazione italiana, ma che l'Italia deve restare nell'euro e far parte dell'Europa. Il governo italiano, inoltre, deve essere in grado di ovviare alle crisi che i mercati stanno avendo, ma, come afferma Mnuchin, tutti lavoreranno a stretto contatto con il nuovo governo.

Pier Carlo Padoan non parteciperà al G7 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali e questo dopo aver appreso l'imminente giuramento del nuovo governo.

Sarà quindi presente una piccola delegazione di Bankitalia con Ignazio Visco che ha già avuto un colloquio con il presidente della FED Jerome Powell, anche quest'ultimo molto interessato alla situazione politica italiana.