A mezzanotte di oggi entreranno in vigore i dazi americani nei confronti di alcuni prodotti dell'Unione Europea, sollevando l'ira della cancelliera tedesca Angela Merkel che chiede all'Europa di dare una risposta "decisa e unita".

I dazi: 25% per l'acciaio e 10% per l'alluminio

Le imposte riguardano due prodotti importati negli Stati Uniti dai paesi dell'Unione Europea e cioè acciaio e alluminio. I due prodotti verranno tassati del 25% il primo e del 10% il secondo pare, come ha affermato il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump, per motivi di sicurezza nazionale.

L'entrata in vigore dei dazi è seguita al fallimento delle trattative fra Stati Uniti e UE che negli ultimi due mesi hanno tentato in tutti i modi di convincere gli States a non introdurre queste tasse.

La Merkel furiosa: tariffe "illegali"

La reazione dei principali leader europei non si è fatta attendere. In prima linea contro il nuovo regolamento si è subito scagliata Angela Merkel che parla di tariffe "illegali" che potrebbero portare a delle ritorsioni dalle quali potrebbe nascere una vera e propria guerra commerciale. Anche la Francia non sta a guardare, tanto che il ministro francese delle Finanze Le Maire ha affermato convinto: "Dobbiamo rispondere" ma evita toni troppo accesi consapevole del fatto che una guerra commerciale rappresenta una minaccia per l'economia del vecchio continente, mentre la commissaria Ue al commercio, Cecilia Malmstroem, parla di una scelta Politica "ingiustificata", non dando credito alle motivazioni riguardanti la sicurezza nazionale.

Ma le parole più dure si sono ascoltate dal presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker che ha affermato cupo: "non ci resta altra scelta che prendere contromisure"

La risposta di Washington

La Casa Bianca reagisce alle parole degli europei con noncuranza tanto che Ross ("ministro" del commercio USA) alla Cnbc ha affermato di non essere preoccupato dalle minaccie di Bruxelles in quanto il valore di quei dazi: "rappresenta una piccola frazione della nostra economia da 18.000 miliardi di dollari" e i prodotti sui quali l'Unione Europea intende imporre dei dazi rappresentano "una percentuale piccola" dei prodotti made in Usa.

Non ha chiuso però alla possibilità di continuare i negoziati, invitando l'Europa a seguire la Cina che, pur avendo subito gli stessi provvedimenti imposti agli europei, cerca un nuovo accordo commerciale più conveniente. Per il momento senza risultati, però, in quanto c'è stato due giorni fa un ulteriore aumento dei dazi che ha suscitato molti malumori nella repubblica popolare cinese, come dimostrano le dure parole del portavoce Gao Feng che, in linea con la Merkel, ritiene che le nuove tariffe: "vadano contro i principi di base dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. E dopo attente valutazioni, penseremo a una risposta di conseguenza".

I rischi per l'Italia

I nostri economisti e uomini di politica stanno monitorando la situazione, in quanto l'imposta su acciaio e alluminio potrebbe minare seriamente la crescita italiana, già peraltro debole. L'Italia rappresenta infatti il quinto esportatore di acciaio negli USA ( 312.103 tonnellate sono state esportate lo scorso anno) e sebbene Germania e Olanda ci precedono in tonnellate esportate, il danno è comunque alto. A complicare ancora di più la faccenda ci sono i danni indiretti che il nostro paese accuserà. Il mercato dell'alluminio si restringerà ed essendo diminuiti i compratori del metallo aumenterà la concorrenza che le nostre aziende dovranno affrontare. Inoltre, diminuendo la domanda di alluminio calerà anche la domanda di tutti quei beni necessari alla sua produzione, beni sempre prodotti dagli italiani.

Paolo Gentiloni ha avvisato che scatenare una guerra commerciale non rappresenterebbe una soluzione ma anzi, sarebbe l'inizio di una catastrofe con un calo del Pil dello 0,3% nel 2018 e dello 0,7% nel 2019. Il nostro paese ha, infatti, molti interessi negli States, esportando beni per la cifra esorbitante di 37 miliardi di euro tra macchinari (il 20% del totale), auto, alimentari e cosi via.