Continua il clima di tensione sui mercati finanziari con lo sprea tra BTP e Bund che, pur con qualche oscillazione temporanea, rimane ancora elevato intorno ai 250 punti base a fronte di un massimo sopra i 300 toccato il 29 maggio e di un minimo a un anno di 113.6 secondo la piattaforma finanza e mercati del Sole 24 Ore.

Secondo alcuni commentatori, il nervosismo registrato tra gli operatori finanziari, che scambiano titoli di stato italiani e azioni quotate a Milano, dovrebbe derivare dal fatto che nel discorso inaugurale del presidente del consiglio Giuseppe Conte non ci sono stati segnali in merito alla volontà di contenere i possibili impatti sul saldo del bilancio pubblico dei numerosi provvedimenti espansivi contenuti nel contratto di governo sottoscritto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle.

Secondo Gianluca Codagnone, managing director del broker Fidentiis, il premio al rischio sull’Italia rimarrà elevato poichè argomenti programmatici forti come l'eventualità di una cancellazione parziale (presente in una prima bozza del contratto di governo), di una monetizzazione del debito pubblico o, più in generale, un plausibile incremento significativo del deficit pubblico, sono ormai considerati come concrete possibilità da chi analizza il nostro paese per effettuare scelte di investimento.

Il meccanismo delle aspettative

Nonostante le indicazioni programmatiche siano state formulate in termini abbastanza generali e nessuno abbia ancora avuto la possibilità di valutare in concreto ipotesi dettagliate di provvedimenti in cantiere da parte del nuovo governo, le informazioni circolate fino ad oggi sono state sufficienti ad innescare prese di posizione prudenziali (ridurre l'esposizione verso il debito pubblico italiano) e soprattutto una drastico cambiamento nelle aspettative sull'andamento delle grandezze di finanza pubblica del nostro paese.

Oltre che dall'allargamento dello spread tra BTP e Bund, questo fenomeno può essere osservato ad esempio osservando i CDS, strumenti finanziari di assicurazione contro il rischio che uno stato sovrano faccia default sul proprio debito. Secondo Wolfgang Bauer, della società di gestione M&G, in alcuni momenti della scorsa settimana i mercati attribuivano all'Italia un rischio di default superiore a paesi come la Turchia o il Brasile.

In generale, lo scetticismo dei mercati è ad oggi dovuto alla percezione che, sebbene i rischi più estremi riguardanti l'uscita dell'Italia dall'euro o il default effettivo sul debito possano essere considerati con bassa probabilità (in caso contrario assisteremmo a turbolenze ben peggiori), permane la valutazione preliminare che l'azione del governo appena insediato sia rivolta a una minore attenzione verso la disciplina di bilancio e che questo possa avere conseguenze sul percorso di recupero dell'economia italiana che si poteva osservare prima dei recenti sviluppi politici.