In questi giorni si discute molto del contratto di governo sulla base del quale Lega e Movimento 5 Stelle dovrebbero alla fine riuscire a costruire una compagine di governo. C'è tuttavia un passaggio che è passato quasi inosservato: al termine dell'articolo 23 si parla di rimozione delle normative che consentono di attivare legalmente il recupero dei crediti senza l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria.
A ben guardare si tratta di un passaggio con un potenziale dirompente sul processo di consolidamento in atto nel sistema bancario italiano ed Europeo che potrebbe avere addirittura degli effetti opposti a quelli che sembrano animare gli estensori: una complicazione e un rallentamento nel processo di escussione delle garanzie potrebbe avere effetti negativi sull'offerta di credito e rendere più difficile l'accesso al credito proprio ai clienti più deboli.
Una tutela ridondante e inutile
Subordinare l'avvio di azioni legali per il recupero del credito all'autorizzazione dell'autorità giudiziaria sembra una formula di maggiore garanzia contro gli abusi, tuttavia si tratta di una previsione inutile: l'ordinamento giuridico italiano prevede espressamente una serie di casi nei quali il creditore possa disporre di un titolo esecutivo al di fuori della sede giudiziale, come ad esempio per i titoli di credito come cambiali e assegni e lo fa per un motivo ben preciso: l'entità dell'obbligazione in denaro e la sussistenza del credito sono già accertati e riconosciuti dalla controparte dunque non vi è necessità di interventi aggiuntivi da parte dell'autorità giudiziaria sotto questo profilo.
Al previsione inserita nel contratto di governo darebbe quindi luogo all'introduzione di un passaggio burocratico aggiuntivo a peggiorare l'iter giudiziale, che di norma in Italia è già molto lento, coinvolgendo un'autorità che non potrebbe fare altro che confermare la possibilità di portare avanti l'azione esecutiva.
Le conseguenze non intenzionali
C'è poi un'altra possibile conseguenza di questa nuova previsione in tema di recupero crediti, che potrebbe influire negativamente sull'accesso al credito dei clienti più deboli: se diventa più lungo e difficile il processo di escussione delle garanzie, gli istituti di credito dovranno aggiustare i loro modelli interni di valutazione dei crediti con l'effetto di evidenziare un possibile fabbisogno aggiuntivo di capitale e una riduzione nell'offerta di credito.
Inoltre è possibile che vengano introdotti criteri più restrittivi in sede di erogazione che finirebbero per penalizzare i clienti più deboli.
In questo modo, una norma concepita per tutelare i clienti più deboli degli istituti di credito finirebbe per penalizzarli. Non è un caso che, a livello comunitario le normative più recenti, vadano nella direzione esattamente opposta: maggiore è la facilità di escutere le garanzie e la velocità per le banche di recuperare i crediti deteriorati, più ricca e flessibile sarà l'offerta di credito, avvantaggiando i clienti meno facoltosi.