Continua con un passaggio in musica la discussione tra Tito Boeri e Matteo Salvini sul tema dell'immigrazione. Dai microfoni di Radio Rock l'economista ha ribadito le proprie posizioni sul contributo positivo portato dagli immigrati regolari alla stabilità del sistema pensionistico. Inoltre, ha evidenziato la rilevante funzione di argine svolta da questi lavoratori nei confronti del persistente calo demografico che caratterizza il nostro paese.

Queste esternazioni avevano suscitato le ire del Ministro dell'interno e vicepremier Matteo Salvini, che ha risposto con l'accusato Boeri di "Vivere su Marte" e voler fare politica in maniera surrettizia.

In un editoriale pubblicato dal Corriere della Sera, Alberto Alesina, professore di economia all'università di Harvard, ha illustrato i risultati di uno studio realizzato con altri due studiosi dello stesso ateneo, Armando Miano e Stefanie Stantcheva, evidenziando come la mancata conoscenza dei numeri esatti sul fenomeno dell'immigrazione abbia conseguenze sulla percezione che i cittadini hanno del fenomeno.

I numeri presentati confermano la posizione di Boeri.

I numeri sull'immigrazione

La principale conclusione dello studio riguarda l'effetto che la corretta informazione ha sulla disposizione dei cittadini nei confronti dei migranti: un campione di nativi, al quale è stata chiesta un'opinione dopo aver ricevuto i dati corretti del fenomeno, si è dimostrato molto più favorevole rispetto al campione che non aveva ricevuto questa informazione.

Il problema di fondo, pertanto riguarda la errata percezione dovuta a informazione non corretta. In Italia il numero reale di immigrati è pari a circa il 10% della popolazione ed è più basso della media dei membri UE. Gli Italiani, tuttavia sovrastimano questa grandezza di 3 volte credendo che siano pari al 30%. Inoltre, i nativi credono che il 40% degli immigrati sia disoccupato, mentre il numero effettivo è intorno al 10% (quindi ben inferiore rispetto a quello di chi è nato nel paese).

Altro rilevante elemento di distorsione è dato dai benefici dello stato sociale, quasi un terzo degli italiani ritiene che gli immigrati a parità di reddito, stato di famiglia e occupazioni ricevano prestazioni di stato sociale maggiore, ma questo è falso.

Lo squilibrio demografico e pensionistico

Durante la presentazione del rapporto annuale INPS, sono state illustrate le principali criticità riguardanti l'evoluzione demografica del paese e il ruolo cruciale giocato dagli immigrati. Ad oggi il sistema previdenziale italiano è in fase di migrazione da una struttura di tipo retributivo a una di tipo contributivo. Questo implica che oggi le Pensioni erogate, calcolate in tutto o in parte con metodo retributivo, vengono finanziate con i contributi dei lavoratori.

Tuttavia a causa di una riduzione delle nascite e dell'emigrazione di molti giovani verso altri paesi, il sistema rischia di diventare insostenibile e, pertanto necessita dei contributi versati dagli immigrati, che giocano un ruolo fondamentale nel mantenere la struttura in equilibrio. Secondo il rapporto, solo il 4,1% delle pensioni oggi erogate sono calcolate con il metodo contributivo e il 13,6% con quello misto. Dunque ancora la maggioranza del sistema si basa su un meccanismo retributivo che eroga prestazioni più generose e, non sostenibili senza un flusso adeguato di prestazioni previdenziali versate dai lavoratori più giovani.